Il rientro a scuola e le relative problematiche arrivate con l’incessante aumento di contagi dovuti al Covid -19 non sono comuni naturalmente solo alle scuole italiane: è alla ribalta dell’informazione internazionale la notizia che anche in Uganda, il paese che ha il drammatico record della più lunga durata della chiusura delle scuole a seguito della diffusione della pandemia, proprio in questi giorni stanno riaprendo le scuole. La riapertura graduale delle scuole, iniziata a novembre con le università e gli istituti di istruzione superiore, è stata legata alla vaccinazione di oltre 550.000 insegnanti, del loro personale di supporto e degli studenti dai 18 anni in su.
Sono numerose le testimonianze rilasciate da bambini e educatori alle reti giornalistiche, dove si legge che in Uganda i giovani studenti hanno espresso la loro gioia per essere finalmente tornati a scuola. Tuttavia, in questi giorni il governo ugandese ha diffuso informazioni allarmanti sulla situazione post lockdown nelle scuole del paese: diverse scuole, si stima il 30% non potranno riaprire perché non vi sono le condizioni essenziali di sicurezza sanitaria, molti bambini e soprattutto bambine non potranno rientrare, infatti in aree rurali si stima alta la percentuale di ragazzine che hanno già l’esperienza della prima gravidanza e di bambini che lavorano. Inoltre, la forbice sociale che attanaglia il paese centro orientarle del continente africano, ha mostrato ancor più i suoi tragici effetti, per cui gli ugandesi più ricchi hanno anche potuto accedere a lezioni online e tutor a domicilio durante la pandemia, mentre per la maggioranza dei bambini e delle bambine ci sono state lezioni in televisione, alla radio o nei casi in cui né l’una né l’altra erano disponibili, alcuni volontari si sono recati di villaggio in villaggio per distribuire fotocopie e materiali didattici, ma come affermano molti docenti ugandesi ci sono ampie fasce di bambini rimasti completamente fuori dall’istruzione per oltre 20 mesi.
I miei genitori non hanno mai avuto il tempo di studiare con me. Quando le scuole erano chiuse, riuscivo a leggere, ma da sola. A volte mi incontravo con gli amici per studiare ha detto alla BBC Christine Teburwa, che frequenta la quinta classe della scuola primaria.
Sono una persona che vuole studiare, ha detto Nabasitu, 15 anni, che ha iniziato a vendere succhi di frutta e a intrecciare capelli nel quartiere a basso reddito di Kamwokya a Kampala per aiutare la sua famiglia durante la chiusura.
Un’altra preoccupazione è che bambini e bambine non abbiano in questi anni maturato le necessarie competenze, che possano consentire loro di accedere agli anni successivi, infatti la promozione è stata automatica.
Circa 15 milioni di studenti sono stati colpiti dalla chiusura, dice il governo, non possiamo permettere che questo accada di nuovo. Dobbiamo tenere le scuole aperte per ogni bambino, ovunque, ha avvertito su Twitter l’Unicef, l’agenzia delle Nazioni Unite per l’infanzia.
Abbiamo chiesto a Fred Kadaga, fondatore di numerose scuole rubali e dell’associazione Ayamba Foundation School – Kiige, come ha vissuto il lungo periodo di chiusura e quali sono le prossime tappe delle scuole ugandesi.
Come sono stati supportati studenti e studentesse durante questi due anni?
Oltre alle misure governative, che però non hanno raggiunto tutti, specialmente nelle scuole rurali, ci sono anche dei progetti per esempio finanziati dagli USA, ma anche in questo caso non per tutti. Molti volontari hanno cercato di raggiungere le zone più lontane, distribuendo fotocopie a quanti sono riusciti a darle. Mi sono mancati gli studenti, vederli ridere, giocare, e alcuni insegnanti hanno anche perso il lavoro. I primi giorni saranno difficili, ma in poche settimane ce la faremo.
Quali sono le sue aspettative per questi primi tempi?
Non mi aspetto risultati, perché sono che tutto questo tempo ha cambiato molte cose. Continueremo a vivere nella paura che il governo possa chiudere di nuovo. Non ci saranno più grandi numeri nelle classi. Speriamo che ci siano investimenti nella scuola per fare dei miglioramenti. Sappiamo che per il governo è una grande sfida e i grandi numeri di bambini che necessitano della scuola rappresentano un grande problema per il paese.
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