Il professore Nuccio Ordine si spegneva un anno fa, il 10 giugno 2023. La notizia della sua morte ha raggelato la città di Cosenza che ha pianto la scomparsa improvvisa di un letterato e studioso famoso nel mondo, e che solo un mese prima della sua morte aveva ricevuto in Spagna il prestigioso premio “Principessa delle Asturie”.
Ordine aveva 64 anni, era nato a Diamante nel 1958, ed era considerato “il saggista italiano più conosciuto nel mondo” e uno degli studiosi di punta del Rinascimento e di Giordano Bruno a cui aveva dedicato scritti considerati dei classici: “La cabala dell’asino: asinità e conoscenza in Giordano Bruno” (1987), “La soglia dell’ombra: letteratura, filosofia e pittura in Giordano Bruno” (2003) e “Contro il Vangelo armato: Giordano Bruno, Ronsard e la religione” (2007).
Secondo quanto riporta La Gazzetta del Sud, Ordine era stato ricoverato in gravi condizioni nel reparto di Rianimazione dell’ospedale di Cosenza dopo un malore che lo aveva colto qualche giorno prima, che gli avrebbe causato forti dolori alla testa e gli avrebbe fatto perdere poi conoscenza.
Lo studioso era stato intervistato ai microfoni della Tecnica della Scuola a settembre 2022: in quell’occasione aveva parlato di Pcto, di scuola, di legame tra istruzione, cultura e lavoro.
Quest’ultimo ha affermato con vigore che occorre svincolare la scuola rispetto al mondo aziendale: “Le scuole non sono aziende. Oggi si fa credere ai ragazzi che devono studiare per imparare un mestiere. Invece, il compito di un buon docente è far capire che occorre studiare per diventare migliori. Poi chi diventa migliore potrà anche guadagnare dei soldi. Ma formare giovani per il mercato non può essere la finalità”.
Ecco, secondo il docente, perché la scuola non può essere considerata alla pari di un’impresa: “Se un’impresa ha un ramo improduttivo lo taglia. Se noi applichiamo questa logica, ad esempio all’insegnamento delle lingue antiche, taglieremo il greco, il latino. Non si può pensare che sia sostenibile un professore per due studenti di greco o per cinque di latino. Se si tagliano gli insegnamenti su questa logica significa che quando moriranno gli ultimi conoscitori del greco e del latino nessuno sarà più in grado di leggerli. E sarà un danno per la democrazia, perché taglieremo il rapporto col passato”.
Ovviamente la discussione non è potuta non ricadere sui PCTO, che costituiscono una vera forma di aziendalizzazione della scuola: “L’alternanza scuola lavoro è una follia totale. Quel tipo di sistema non serve a nulla. Che dei ragazzi di liceo classico, com’è successo in Sardegna, vadano nei supermercati a mettere a posto scatolette di pomodoro, non serve a nulla. I ragazzi dovrebbero fare attività pomeridiane a scuola, come musica, teatro, cultura, in modo da imparare molto di più. Questa è la demagogia dell’idea della scuola. L’idea qual è? Che la scuola deve formare dei manager, dei futuri soldatini disponibili ad accettare passivamente tutto ciò che il mercato e la società neoliberista ci sta imponendo”.
Giuliani ha chiesto a Ordine se la scuola si stia effettivamente piegando ai voleri delle aziende: “Senza dubbio, si sta piegando ai voleri di un neoliberismo che crede che l’unica cosa importante nella vita sia guadagnare soldi. Invece la scuola deve essere, come diceva Kant, non la cassa di risonanza dei falsi luoghi comuni della società, ma un luogo dove criticare i falsi valori della società. Un luogo dove dire ai ragazzi che non è vero che la dignità umana si misura con il conto in banca. La dignità umana si misura con la cultura che si possiede”, questa la risposta dello studioso.
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