Dal prossimo anno i test per l’accesso ai corsi a numero programmato per le lauree magistrali a ciclo unico in Medicina e chirurgia, Odontoiatria e protesi dentaria e Medicina veterinaria sono stati fissati in due distinte sessioni, la prima nel mese di aprile e la seconda nel mese di luglio.
Ma per l’immatricolazione all’anno accademico successivo (2024/2025) le prove saranno collocate a febbraio e ad aprile 2024.
Per quanto riguarda la sessione di aprile la scelta ci appare assai discutibile, visto che in quel periodo dell’anno gli studenti delle scuole di istruzione secondaria di II grado dovrebbero semmai intensificare lo studio in vista della preparazione per gli esami di “maturità” del mese di giugno. E se nel 2023 potranno ancora optare per partecipare al TOLC (Test on line Cisia, come sono definite le nuove prove di accesso: più precisamente TOLC-Med per medicina e odontoiatria, TOLC-Vet per veterinaria) durante la sessione di luglio (cioè dopo la fine degli esami di maturità), nell’anno successivo le due sessioni sono fissate entrambe in periodo scolastico: sempre ad aprile (ma la seconda sessione) e ancor prima a febbraio, quando in ogni caso la preparazione per una prova certamente non semplice sottrae comunque tempo allo studio.
E la sovrapposizione delle prove TOLC alla normale scansione scolastica può influire indubbiamente non solo sugli alunni ma di riflesso anche sul lavoro dei docenti delle scuole superiori che non potranno nello svolgimento del loro programma (e della relativa libertà di insegnamento) non tenere conto di questo gravoso impegno suppletivo degli studenti, di cui francamente tutte le componenti (tranne forse qualche eccezione) farebbero volentieri a meno!
Scuola come al solito “cenerentola” rispetto ad esigenze “esterne”? Scuola ancora una volta in posizione “subalterna” nei confronti dell’università? Il mondo accademico ha spesso proposte di riforma per la scuola, ne rileva le criticità (vere o presunte), ma quasi mai guarda a se stesso, magari riformando seriamente le tante “distorsioni” di sistema che negli ultimi anni sono affiorate in modo evidente e preservando ad esempio i tanti ricercatori che formatisi nei nostri atenei sono poi “costretti” a cercare miglior fortuna all’estero.
Ci aveva già provato una decina di anni fa il governo Letta, attraverso la ministra Maria Chiara Carrozza (peraltro ministro dell’istruzione apprezzabile – e nominata lo scorso anno presidente del Cnr-Consiglio nazionale delle ricerche – rispetto ad altri titolari del Dicastero di Viale Trastevere che si sono succeduti negli ultimi decenni, a parte qualche meritevole eccezione, l’ultima delle quali riteniamo possa essere considerato Lorenzo Fioramonti, non solo per le idee che non gli è stato consentito di attuare ma anche per la coerenza che lo portò poi alle dimissioni, virtù assai rara in politica!) che pur annullando con apposito decreto del 12 giugno 2013 la decisione del suo predecessore, Francesco Profumo (ministro nel governo Monti), di far effettuare le prove di ammissione a luglio di quell’anno (riportando, invece, la Carrozza lo svolgimento a settembre) aveva confermato l’intenzione per l’anno successivo di somministrare i test nel mese di aprile, come già anticipato con un Avviso Miur quando il titolare del Dicastero era ancora Profumo.
In quella occasione, dopo avere precedentemente criticato le suddette scelte dell’amministrazione guidata da Francesco Profumo, scrissi sulla rivista cartacea de La Tecnica della Scuola un articolo in cui da una parte sottolineavo che Maria Chiara Carrozza aveva avuto il plauso di gran parte del mondo scolastico (ma anche di una parte di quello universitario) per avere deciso di fare slittare a settembre le prove fissate a luglio per i corsi a numero programmato nazionale (cioè quelle fissate dalla legge n. 264/99: medicina e chirurgia, odontoiatria e protesi dentaria – in entrambi i casi sono anche previsti i corsi erogati in lingua inglese -, veterinaria, professioni sanitarie, scienze della formazione primaria, corsi finalizzati alla professione di architetto, per i quali da qualche anno – come per i corsi delle professioni sanitarie e quelli di scienze della formazione primaria – sono gli atenei a preparare le domande, emanare i bandi e gestire le graduatorie in modo autonomo pur nel solco delle indicazioni riguardanti la data della prova, il numero dei posti disponibili fissati dal Ministero dell’università, gli argomenti delle domande e il punteggio), dall’altra chiedevo alla neoministra di recedere dall’intenzione di fare svolgere per l’anno successivo i test di ammissione nel mese di aprile, motivando perché la scelta era ritenuta sbagliata. Ed in effetti la ministra Carrozza… ci ripensò, certamente non per quell’articolo (anche se il quindicinale della Tecnica era molto letto al Ministero!).
Adesso sarà assai difficile e direi improbabile che venga fatta “marcia indietro”, ma ripeto che la scelta è sbagliata, innanzitutto per la tempistica che può distogliere gli alunni da un’adeguata preparazione agli esami di “maturità” (dovendo dedicare studio ed energie mentali alla preparazione, e non certo soltanto nel mese di aprile, delle prove di ammissione utili alla immatricolazione) e poi perché in ogni caso gli studenti delle scuole superiori stanno in classe per apprendere i programmi scolastici, seguire le lezioni dei propri insegnanti, studiare le discipline del proprio indirizzo.
Come riportato in un precedente articolo pubblicato su questa testata, con il decreto direttoriale (Direzione generale della formazione superiore del Mur) n. 1925 del 30 novembre scorso – che fa seguito al D.M. 1107 del 24/9/2022, firmato dall’ex ministra del Dicastero dell’università e della ricerca Maria Cristina Messa, che fissa le varie fasi della procedura dei TOLC dalle modalità di ammissione a quelle di svolgimento, cui si fa cenno anche nell’articolo appena menzionato, nonché la struttura delle prove – sono state rese note le date esatte delle sessioni di svolgimento dei TOLC-Med e dei TOLC-Vet per l’ammissione ai suddetti corsi di laurea per l’anno accademico 2023/2024: primo periodo dal 13 al 22 aprile 2023, secondo periodo dal 15 al 25 luglio 2023. Le date relative alle sessioni per l’anno a.a. 2024/2025 saranno definite con successivo provvedimento ministeriale, ma come detto saranno collocate nei mesi di febbraio 2024 e di aprile 2024.
Ma le “criticità” di questa scelta non sono solo quelle legate al periodo di somministrazione delle prove di accesso ai suddetti corsi, c’è quella ad esempio relativa alle materie e soprattutto agli argomenti concernenti il contenuto dei quesiti TOLC (nel D.M. n. 1107 del Mur sono anche riportate le tabelle di Medicina e di Odontoiatria e di Veterinaria, con la ripartizione per materia dei 50 test e del relativo tempo di svolgimento): a parte le competenze di lettura e le conoscenze di cultura generale – che comunque prevedono anche “comprensione di fenomeni attinenti agli ambiti giuridico, economico e di cittadinanza” – sono previsti quesiti di Biologia, Chimica, Fisica, Matematica e ragionamento, con elenco di vari argomenti (si consiglia di leggere l’Allegato 1 del decreto ministeriale citato) e francamente non so se tutti tali argomenti vengono trattati nel programma scolastico effettuato (e magari qualche argomento viene studiato proprio nei mesi finali dell’ultimo anno di corso): in tal caso gli studenti dovrebbero dedicare alla preparazione per le prove TOLC ancora più tempo di studio, sottratto a quello inerente le varie discipline scolastiche.
Ma c’è una grande novità: ai TOLC possono partecipare anche gli alunni iscritti al penultimo anno delle scuole secondarie di secondo grado italiane o estere che consentono l’acquisizione di titolo idoneo all’accesso ai corsi universitari, oltre a tutti coloro che sono già in possesso di un diploma di scuola secondaria di secondo grado: se riteniamo probabile che non tutti gli argomenti previsti siano stati studiati entro il quinto anno della scuola superiore, figuriamoci ad aprile (o a febbraio) del quarto anno del percorso scolastico.
Invece occorrerebbe potenziare l’orientamento (e non mi riferisco soltanto a sporadiche giornate e visite a “saloni”) verso la scelta dei corsi universitari (nonché di Accademie e Conservatori) – particolarmente utile per gli studenti che propendono per questa opzione dopo avere concluso il percorso scolastico – da fare iniziare (questo sì) già dal quarto anno della scuola secondaria di II grado.
Un altro aspetto della “vicenda” legata alla tempistica dei test di ammissione è davvero rilevante e ci si chiede come non ci abbiano riflettuto coloro che hanno deciso di somministrarli durante l’anno scolastico: ma se poi l’alunno che partecipa alle prove del mese di aprile (e nell’anno successivo eventualmente anche a quelle di febbraio) e le supera non fosse ammesso all’esame di Stato conclusivo del percorso scolastico o ne risultasse bocciato (…magari per una scarsa preparazione a causa proprio dell’impegno e del tempo dedicati allo studio finalizzato alle selezioni universitarie) come potrebbe immatricolarsi al corso d’ateneo non disponendo dell’indispensabile diploma di scuola superiore?
E a maggiore ragione chi fa il test al quarto anno potrebbe essere bocciato a scuola nell’anno scolastico in corso oppure in quello successivo (magari qualcuno potrebbe obiettare che così… avrà a disposizione un numero di tentativi maggiore relativamente alle prove TOLC-Med e TOLC/Vet!).
Inoltre, potrebbe porre dei dubbi il calcolo della somma dei punteggi attribuiti all’esito della prova. Leggiamo nell’Allegato 2 del D.M. 1107/2022: “I punteggi assegnati ai partecipanti sono calcolati introducendo un coefficiente di equalizzazione che tiene conto delle difficoltà misurate dei singoli quesiti e rende equa la comparazione di tutte le prove sostenute, anche se composte da quesiti diversi e svolte in momenti diversi. Ne consegue che i quesiti presenti nelle prove devono necessariamente costituire una banca dati riservata non pubblica, di proprietà del CISIA, progressivamente alimentata e aggiornata. (…) Al fine di garantire equità nella valutazione e parità di condizioni di accesso, il modello scientifico prevede: la somministrazione di prove diverse tra loro, cioè non tutte composte dagli stessi quesiti, come già avviene nel modello ampiamente sperimentato dei TOLC; una valutazione della prova, sostenuta da un partecipante, che tiene conto non solo delle risposte fornite ai singoli quesiti, ma anche della difficoltà della prova stessa; una misurazione statisticamente corretta della difficoltà della prova. Il punteggio che viene assegnato al partecipante, detto punteggio equalizzato, è ottenuto sommando il punteggio ottenuto dal partecipante con le risposte date ai quesiti, detto punteggio non equalizzato, e un numero che misura la difficoltà della prova, chiamato coefficiente di equalizzazione della prova. (…) Si definisce coefficiente di facilità (CdF) di un quesito erogato il valor medio dei punteggi ottenuti per quello specifico quesito dagli N partecipanti ai quali il quesito è stato somministrato durante il periodo di calibrazione”.
Il sistema ci sembra un po’ “farraginoso” e non facilmente comprensibile soprattutto il “valore medio dei punteggi” da attribuire in base alle risposte date da una pluralità di partecipanti ad un medesimo quesito durante il periodo di “calibrazione” (?): per tale motivo consigliamo di leggere con molta attenzione il suddetto Allegato 2. Ma non era meglio una concomitanza delle giornate delle prove e quindi test uguali per tutti?
Informazioni sulle modalità e le procedure per l’iscrizione alle prove, il loro svolgimento e le fasi successive sono riportate anche nell’articolo precedentemente evidenziato; per maggiori dettagli si vedano i citati decreti Mur e i relativi allegati.
In questo articolo ci limitiamo a segnalare che l’iscrizione ai TOLC-Med e TOLC-Vet per candidati dei Paesi dell’Ue e dei Paesi non Ue di cui all’art. 39, comma 5, D.L.vo. n. 286/1998, nonché dei Paesi non Ue residenti all’estero deve essere effettuata attraverso il sito web del CISIA (www.cisiaonline.it), entro i termini e nel rispetto delle procedure indicate dal suddetto decreto ministeriale.
I candidati possono sostenere ogni singola tipologia di TOLC una sola volta per ciascuno dei periodi di erogazione, i cui turni saranno individuati da ogni ateneo. Lo svolgimento dei TOLC-Med e TOLC-Vet avviene presso aule, ritenute idonee da Cisia (Consorzio interuniversitario sistemi integrati per l’accesso), dotate di postazioni informatiche e appositamente attrezzate presso le sedi rese note all’atto dell’iscrizione al test.
Una volta sostenuti i test i candidati, se risultati “idonei”, potranno scegliere – entro un certo lasso di tempo – il punteggio migliore tra quelli conseguiti nelle due sessioni (nel caso abbiano preso parte ad entrambe) da far valere nelle graduatorie di merito ai fini dell’immatricolazione (l’istanza di inserimento dovrà essere compilata sul portale Cineca, dove andranno indicate, in ordine di preferenza, le sedi per cui intende concorrere, che possono essere differenti da quelle in cui si è svolta la prova, fatto salvo quanto previsto dal D.M. 1107/2022 per i candidati dei Paesi non Ue residenti all’estero; sullo stesso portale, qualche giorno dopo, nell’area riservata agli studenti, verrà pubblicata la graduatoria nazionale di merito nominativa). E per l’anno accademico 2024/2025 sarà eventualmente possibile scegliere fra le prove eseguite nel 2023 (per coloro che non si sono ancora immatricolati) e quelle effettuate nel 2024.
Gli studenti iscritti al penultimo anno delle secondarie di secondo grado che partecipano al TOLC nel 2023 potranno ovviamente fare domanda per l’inserimento nella graduatoria soltanto nell’anno accademico 2024/2025.
Peraltro sono in tanti a contestare l’opportunità di mantenere le prove di accesso per l’immatricolazione ai corsi dell’aria medica. Innanzitutto gli studenti, che rivendicano il “diritto allo studio” e in molti chiedono investimenti per garantire un sistema sanitario che sia davvero pubblico ed efficiente, invece di continuare con il “numero chiuso”.
Ma non solo gli studenti. Qualche mese fa l’allora sottosegretario alla salute Andrea Costa ha detto: “delegare tutto a un semplice test di ingresso credo non sia segno di un Paese al passo con i tempi, soprattutto in un momento come questo, dopo due anni di una pandemia che ci ha mostrato come la carenza di personale medico sia un problema al quale si deve dare una risposta, e rivedere il numero chiuso nelle facoltà credo sia un punto di partenza”. Costa ha aggiunto: “magari alla fine del primo anno far proseguire il percorso a chi ha raggiunto gli obiettivi mentre gli altri potranno fare scelte differenti”. Cioè uno sbarramento dopo il primo anno di corso, certamente poco gratificante per chi non lo superasse (dovrebbero appunto essere consentiti altri percorsi di studio magari affini senza sprecare quanto comunque fatto di positivo durante l’anno dell’immatricolazione), ma almeno attinente alle materie studiate (anche se a volte l’esito di un esame dipende pure dal docente che lo conduce) e non legato a quiz che in passato sono stati anche assai discutibili.
Anche se per il vicepresidente della Confederazione sindacale Cida, Guido Quici, il problema della carenza di personale sanitario “non è causato dal numero chiuso, ma dal numero insufficiente di contratti per le scuole di specializzazione in medicina e delle borse di studio per i corsi di formazione in medicina generale. Il Governo dovrà assicurare un numero di posti adeguato al reale fabbisogno, abolire il tetto di spesa sul personale che impedisce le assunzioni e migliorare le condizioni di lavoro per bloccare la fuga dei medici dal Servizio sanitario nazionale”.
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