I recenti accorpamenti, oltre a tagliare scuole, tagliano nomi illustri: rivogliamo Antonio Gramsci e Albino Bernardini.
Dedicare una scuola a un personaggio illustre richiede discernimento, coinvolgimento emotivo, cuore, impegno, passaggi burocratici, serietà e, ultima ma non ultima, pazienza.
Lo sanno bene coloro che lavorano nei due Istituti Comprensivi di Siniscola (provincia di Nùoro) che hanno esultato quando hanno visto i nomi di Antonio Gramsci e Albino Bernardini campeggiare all’entrata e nei documenti dei loro rispettivi istituti.
Non ho vergogna a confessarlo: il giorno che il Collegio dei docenti ha deliberato all’unanimità che la scuola dove lavoro sarebbe stata intestata ad Antonio Gramsci, non stavo nella pelle preso com’ero da una sorta di allegria mista a commozione. E, in barba a tutte le programmazioni scolastiche, il giorno dopo ai miei alunni ho parlato di Gramsci e letto fino all’ultima riga, e per l’ennesima volta, il suo “Odio gli indifferenti”.
Perché lavorare in una scuola che porta un nome così prestigioso porta inevitabilmente il sentirsi investiti di un’ulteriore responsabilità civica e morale, la stessa della quale si sono sentiti investiti i miei alunni che in questi anni hanno dedicato a Nino disegni, poesie, brani musicali, racconti e altro ancora. Perché frequentare e respirare l’aria di un luogo chiamato Antonio Gramsci non è la stessa cosa che frequentare e respirare l’aria di una scuola con il nome di un Pinco Pallino qualunque o composto da freddi numeri.
La stessa emozione che mi ha fatto battere il cuore per Gramsci, l’ho provata quando ho saputo che i miei colleghi dell’Istituto Comprensivo 2 di Sa Sedda avevano deciso di intestarlo ad Albino Bernardini del quale ho avuto il privilegio e l’onore d’essere amico negli ultimi anni della sua vita e apprezzarne da vicino il suo essere il maestro ribelle de “Le bacchette di Lula” e de “La scuola nemica”.
Oggi, questi due nomi illustri – dopo l’accorpamento dei due istituti comprensivi – sono stati depennati e la nobile dicitura delle due scuole è stata sintetizzata in due asettici numeri senz’anima: “Istituto Comprensivo 1 e 2”. Ma questa mostruosità non è stata prodotta dai docenti e da chi crede che i nomi mettano in moto una memoria da conservare e tramandare alle nuove generazioni, ma dalla burocrazia, dal silenzio e, soprattutto, da quell’indifferenza che Antonio Gramsci detestava più di ogni altra cosa.
Augusto Secchi
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