Non trova l’assenso della maggior parte dei presidi, quelli aderenti all’Anp, l’accordo politico raggiunto sulla gestione della chiamata diretta.
Con un polemico comunicato, l’associazione dei presidi e delle alte professionalità, guidata da Giorgio Rambado, esprime tutto il suo dissenso verso la nuova sequenza contrattuale.
“Sembra che i dirigenti dovranno scegliere quattro requisiti dall’elenco per ciascun posto di insegnamento (non è chiaro al momento perché proprio quattro), in coerenza con il PTOF della scuola, sulla base dei quali formulare la proposta di incarico triennale. La procedura, secondo le anticipazioni fornite dal MIUR, sembrerebbe prevedere l’assegnazione del posto al docente in possesso del maggior numero dei requisiti nell’ambito dei quattro indicati. In caso di parità tra più docenti – situazione che si verificherà molto di frequente – la scelta dovrebbe essere obbligatoriamente effettuata in favore di quello col maggior punteggio nella mobilità (per gli assunti prima del 2016) oppure nella GAE (per gli assunti di quest’anno)”.
“Se il docente così individuato dovesse optare per un’altra scuola, il dirigente dovrà proporre l’incarico al secondo individuato e così via. Al termine della procedura i docenti rimasti senza sede saranno gestiti dall’USR”, dice ancora il sindacato dei dirigenti.
L’associazione dei presidi, quindi, fa una carrellata sui tanti dubbi derivanti da questo accordo: “tutto questo, se confermato, comporterebbe un surplus di lavoro per dirigenti e segreterie, con buona pace del principio – anch’esso affermato dalla legge di riforma – della semplificazione amministrativa”.
L’Anp passa, quindi, a porre una serie di interrogativi: “Può una sequenza contrattuale, definita a livello centrale, prevedere tutti i requisiti idonei a soddisfare le esigenze dei PTOF delle oltre 8.000 istituzioni scolastiche autonome? E cosa succederà in quelle scuole i cui PTOF non fossero in linea con i requisiti centralmente definiti?”.
E ancora: “è così che l’Amministrazione intende dare “piena attuazione all’autonomia delle istituzioni scolastiche di cui all’articolo 21 della legge 15 marzo 1997, n. 59” come previsto dall’art. 1, comma 1 della legge 107/2015? Con un nuovo provvedimento centralistico – concordato con le OO.SS. di comparto – dal carattere contorto e basato, ancora una volta, su graduatorie costruite su titoli e anzianità che non sono garanzia di competenza?”.
E che ne è delle prerogative dirigenziali – poste a garanzia dell’utenza – di scelta dei docenti in base alle caratteristiche di ogni singolo PTOF e alle specifiche esigenze della scuola e del territorio?”.
Il sindacato dei presidi si chiede anche come “dopo tutto questo, si pretenderà di valutare i dirigenti sulla base dei risultati conseguiti mediante personale che, nei fatti, non potranno scegliere?”.
Quindi, arriva, l’appello finale al Miur: “l’Anp, non accettando questa logica, invita l’Amministrazione a non deludere le aspettative di una scuola diversa, suscitate con la promulgazione della Legge 107/2015, e a non ledere le prerogative professionali dei dirigenti scolastici, tutelate dai principi fondamentali dell’ordinamento”.
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