I lettori ci scrivono

Nuova funzione docente: se trentasei ore vi sembran poche…

Lo confesso: rifarei tutto quello che ho fatto! Non ricordo quando ho iniziato a svolgere trentasei ore settimanali di servizio, senza alcuna costrizione ma per libera e cosciente scelta, con orario di cattedra invariato e ferie uguali a quelle degli altri dipendenti pubblici. Credevo e credo che un’innovazione di tal genere sia destinata a modificare in meglio la Scuola Pubblica della Repubblica italiana. In qualità di docente di Musica, prima titolare di cattedra nella Scuola secondaria di primo grado e poi impegnato nella Primaria in base al Decreto Ministeriale n. 8 del 31 gennaio 2011, ho avuto la fortuna di rilevare una serie di elementi positivi che cercherò di analizzare nei paragrafi sotto riportati.

Trentasei ore settimanali di servizio nella Scuola, in primo luogo, significano varcare il portone della Sede centrale o della Sezione staccata alle ore 08.00 e uscire dallo stesso alle ore 14.00, senza giorno libero, oppure avere il giorno libero e bilanciarlo con due “rientri” da tre ore ciascuno. In qualità di Collaboratore del Dirigente Scolastico, dalle 08.00 alle 08.25 e dalle 13.30 alle 14.00, ho avuto modo di vigilare sulle alunne e gli alunni in ingresso e in uscita; grazie alla vigilanza continua, sono stati ridotti a zero gli episodi di litigi, aggressioni e scontri tra studenti. In alternativa, da docente di Musica, mi è stato possibile predisporre l’Aulamusica per le lezioni del giorno o di quello successivo, accendere o spegnere, controllare o regolare amplificatori di tastiere elettroniche e microfoni di impianti voci, accordare chitarre e bassi elettrici, sostituire corde, posizionare spartiti sulle sedie e sui leggii, etc.

Trentasei ore settimanali di servizio nella Scuola hanno trasformato le riunioni di Consigli di classe, Collegi dei docenti, Dipartimenti e Commissioni in ordinaria amministrazione, al pari dei Colloqui collegiali, con la libertà dalla fretta di chiudere i lavori il prima possibile, a scapito dell’efficacia delle ricadute di tali momenti istituzionali e relazionali sulla vita scolastica quotidiana. Trentasei ore settimanali di servizio nella Scuola, soprattutto, mi hanno permesso di dedicare un’impensabile quantità di tempo in più alle alunne e agli alunni delle classi che mi sono state affidate, oltre che ai loro genitori. Ho potuto osservare comportamenti rivelatori nel pre-Scuola e nel post-Scuola, ascoltare numerose richieste di informazioni, di chiarimenti e di aiuto, intervenire tempestivamente in merito a problematiche organizzative, didattiche e comportamentali complesse e/o urgenti.

Concludo quest’anno il quarantunesimo anno di servizio. In attesa del pensionamento, continuo a svolgere con immutato entusiasmo il mio servizio di trentasei ore settimanali. Auspico una riflessione da parte del Ministero dell’Istruzione, del Governo e dei Sindacati in merito alla mia proposta di una simile “Nuova Funzione Docente” all inclusive. Ovviamente, occorre trovare le risorse per retribuire con stipendi europei maestre e professori che sceglieranno di assaporare una nuova vita professionale, attraverso quello che ho definito “Full Time facoltativo”. Le colleghe e i colleghi che non condivideranno le mie idee, continueranno a lavorare nella condizione odierna, cioè in “Normal Time” o in “Part Time”, ma senza lamentazioni. Sono certo del fatto che la severa “Casalinga di Voghera” sarebbe felice di conoscermi; ai suoi occhi rappresenterei il prototipo del “Docente 3.0”, ormai anziano come Robert Redford ma non privilegiato e non fannullone…

Antonio Deiara

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