Categorie: Mobilità

Nuova mobilità, si salvi chi può: per non essere trasferiti lontano servirà l’abilitazione “larga”

Come potranno difendersi i docenti dalla perdita di titolarità, che con le nuove regole corrisponde alla fine del posto annesso alla propria scuola?

Il pericolo, lo abbiamo già spiegato, è che dal 1° settembre 2018 chi si sposta rischia grosso e perde la titolarità per sempre: dal 2018, salvo accordi al momento lontano dal compiersi, la mobilità si svolgerà infatti solo su ambiti territoriali. Senza deroghe o “scappatoie”.

Mentre il prossimo a.s. dovrebbe rappresentare un anno di transizione, che traghetterà il personale verso il 2018/19, quando le novità introdotte dalla Buona Scuola sul fronte degli organici e dei trasferimenti entreranno a pieno regime.

Per scongiurare il pericolo di trovarsi a fare anche 300 chilometri al giorno, in caso di sopraggiunta soprannumerarietà, i docenti farebbero allora bene a fare proprie più abilitazioni o un’abilitazione il più possibile “larga”: in questo modo, avrebbero molte più possibilità di essere impiegati su scuole vicine. Magari su altri insegnamenti, laddove non vi siano posti liberi sulla stessa classe di concorso per il quale si è perso il posto.

È il caso, soprattutto, di chi insegna discipline tecniche alle superiori (un insegnante di ceramica o di ottica che perde posto rischia più degli altri di finire nel girone “infernale” degli ambiti, perché spesso non ci sono istituti limitrofi che possono accoglierlo). Ma non solo, perché il fenomeno coinvolgerà anche tutti i docenti delle scuole che perdendo alunni si troveranno a perdere anche ore d’insegnamento e saranno costretti a presentare domanda di trasferimento.

Per tutti costoro, sarà quindi fondamentale avere un’abilitazione il più “allargata” possibile, ovvero che permetta l’insegnamento di più discipline con la stessa abilitazione. Un prof di Matematica delle superiori, potrebbe spostarsi ad esempio su delle ore libere di Fisica. E questo avverrebbe, in modo automatico, grazie alle cosiddette “confluenze”.

Quando ciò non dovesse bastare, se mancassero ore nelle discipline affini, il docente è bene che indichi nella domanda di trasferimento anche eventuali abilitazioni di cui è in possesso, per spostarsi su altre classi di concorso. E se ce l’ha, della specializzazione sul sostegno.

In questo modo, il docente perdente posto (ma anche quelli che tenteranno di avvicinarsi volontariamente a casa) avrebbe molte più possibilità di rimanere nell’attuale ambito o di spostarsi in uno vicino.

Ma non solo. È bene anche che, una volta assegnato l’ambito territoriale, questi insegnanti indichino nel Curriculum Vitae, inviato alle scuole, tutte le competenze, conoscenze ed esperienze svolte.

Dovendo passare il loro profilo professionale, il loro CV, al vaglio dei dirigenti scolastici, la cui valutazione risulterà decisiva per la scelta della scuola all’interno dell’ambito territoriale individuato per via telematica, sarà anche molto importante che indichino tutte le attività svolte e i titoli conseguiti.

Ai fini della scelta della scuola, quindi, saranno molto utili i corsi di aggiornamento svolti, i titoli accademici e non conseguiti, anche le attività sociali o di volontariato.

La Legge 107/2015, del resto, questo prevede: appena entrerà a regime, per i malcapitati perdenti posto, scatterà il “si salvi chi può”.

 

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Alessandro Giuliani

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