Continuano pervenire diversi quesiti, da parte di insegnanti già di ruolo, su quando verrà avviata dal Miur la macchina organizzativa che porterà all’acquisizione di nuove abilitazioni a loro rivolte: si tratta, infatti, di titoli preziosissimi, soprattutto quando si perde la titolarità, perché permettono il passaggio di ruolo o di cattedra finalizzato a “migrare” sulla nuova classe di concorso. Possiamo sin da subito tranquillizzare questi insegnanti su un dato certo: a Viale Trastevere hanno intenzione di rendere esecutiva la disposizione prevista dalla Buona Scuola e attuata, quasi due anni dopo, con il comma 3 dell’articolo 4 del decreto legislativo 59/2017.
Questo decreto prevede che “sono organizzate specifiche attività formative riservate a docenti di ruolo in servizio che consentano di integrare la loro preparazione al fine di poter svolgere insegnamenti anche in classi disciplinari affini o di modificare la propria classe disciplinare di titolarità o la tipologia di posto incluso il passaggio da posto comune a posto di sostegno e viceversa, sulla base delle norme e nei limiti previsti per la mobilità professionale dal relativo contratto collettivo nazionale integrativo”.
Proprio su tale aspetto, qualche giorno fa al Miur si è svolto un incontro con i sindacati: i dirigenti ministeriali, in particolare quelli del Gabinetto, si sono espressi in modo positivo alla proposta dei rappresentanti dei lavoratori di collocare gli abilitandi all’interno del terzo anno di Fit. Oppure, di introdurre solo per loro dei corsi di formazione abilitanti. Al momento, non si parla di corsi selettivi.
L’intenzione è riuscire a definire il tutto entro la fine del 2018. Prima, del resto, la precedenza ce l’hanno i precari: dopo l’avvio del concorso riservato agli abilitati, l’attenzione si sposterà tutta sul riservato (a coloro che hanno svoto almeno 3 anni, pure non continuativi) e successivamente (forse già nella prossima estate) sul nuovo “concorsone”, aperto a tutti i laureati.
Solo dopo aver avviate le tre “pratiche”, al ministero dell’Istruzione inizieranno così a parlare seriamente di nuove abilitazioni per il personale già assunto a tempo indeterminato, da affidare all’Università.
Tra l’altro, ci sono delle novità lessicali su cui vale la pena soffermarsi: stiamo parlando del termine “abilitazione” alla professione, che nelle intenzioni del Miur dovrà cedere il passo alla “specializzazione” (da non confondere con il sostegno).
Su questo punto, “bisogna rigettare qualunque riferimento a logiche impiegatizie ed evitare – sostiene la Uil Scuola – che, nel tempo, possa generarsi confusione rispetto al significato da assegnare al possesso dell’abilitazione che rappresenta il presupposto su cui inserire eventuali specializzazioni aggiuntive e non sostitutive dell’abilitazione stessa”.
Per il sindacato, la questione “non è solo terminologica, ma di status”: si teme, in pratica, che sgonfiando il titolo, si impoverisca anche la professione di insegnante.
È forse anche per questo motivo che i sindacati non stanno spingendo sull’acceleratore: al termine dell’unico incontro svolto, le parti si sono lasciate senza una data definita per rivedersi. Una conferma che i tempi di attuazione dei corsi, e di conseguimento delle nuove abilitazioni, non saranno brevi.
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