In questo difficile periodo starete sicuramente ricevendo molti messaggi da parte degli studenti riguardo alla didattica a distanza.
Penso sia giusto continuare a svolgere il programma che stavamo affrontando a scuola, come è giusto che i professori ci assegnino dei compiti per tenerci allenati.
Purtroppo, a volte, si verificano dei problemi che inevitabilmente possono indurre a critiche spesso spiacevoli.
Credo che, soprattutto in questa situazione difficile, l’unico modo che abbiamo di restare veramente uniti è confrontarci, scambiandoci idee e non critiche.
Una delle mie prime riflessioni riguarda il modo di fare le videolezioni, non possiamo pensare che una lezione online valga come una “faccia a faccia”.
Aldilà di questo situazione particolare, la scuola non deve assolutamente essere vista come un luogo dove il prof spiega, prendiamo qualche appunto e andiamo a casa, ma come un posto dove possiamo esprimere al meglio le nostre idee.
Proprio per questo si potrebbe trasformare la lezione o la videolezione in una sorta di “salotto dei pensatori”.
Il professore sceglie un tema che un gruppo di persone, ogni volta diverso, deve approfondire su vari punti, per poi spiegare alla classe il proprio lavoro, scambiando opinioni su esso.
In questo modo non apprenderemo solo delle nozioni, ma potremmo sviluppare le nostre capacità critico-valutative e le nostre capacità di dialogo, non solo con il gruppo classe, ma anche con la società; dal confronto possono nascere nuove idee e nuovi modi di pensare che fino a quel momento avevamo ignorato.
Ma la cosa più importante che può insegnarci è l’ascolto verso idee diverse dalle nostre.
E ascoltare l’altro ci unisce più di ogni altra cosa.
Inoltre, dobbiamo cercare di sfruttare al meglio tutti gli strumenti che possono facilitare all’apprendimento, per esempio il telefono.
Quante volte sentiamo i professori dire che l’uso del telefono sta diventando un problema?
Magari hanno anche ragione: durante una lezione, anche se la materia non ci fa impazzire, è irrispettoso nei confronti dell’insegnante utilizzarlo per parlare con un’altra persona.
Però penso che se utilizzato in maniera coscienziosa, il cellulare possa essere molto utile anche a scuola, dato che siamo la generazione definita “digitale” e quindi è uno strumento che ci è molto più facile usare rispetto ad altri.
In questo periodo posso confermare che il telefono non è utilizzato nel modo più giusto.
Abbiamo tutti creato un gruppo sia su WhatsApp che su Classroom, dove i professori ci inviano il materiale che dobbiamo studiare e noi possiamo chiedere dei chiarimenti.
Il problema è che questi gruppi vengono usati anche troppo e molto spesso riceviamo messaggi da parte di alunni o professori anche alla sera tardi oppure, addirittura, di notte.
Tutto ciò fa sì che sia alunni che professori, si sentano sempre “chiamati in causa” , senza poter “staccare” dalla scuola per nemmeno un secondo.
È per questo che propongo di dare un orario oltre al quale nessuno può più scrivere su quei gruppi.
L’uso del telefono a scuola non deve esser visto come una cosa negativa, ma come uno strumento che può fornirci nuovi metodi d’apprendimento, magari anche più interessanti.
Per esempio si potrebbero creare delle mappe virtuali oppure dei test virtuali.
Questo modo, oltre a utilizzare in modo positivo il telefono, si risparmia tutta la carta che serve per fare, ogni volta, le fotocopie.
Dobbiamo cercare di salvaguardare l’ambiente, anche con queste piccole cose, e cercare di stare a contatto con esso il più possibile.
Noi siamo una di quelle classi definibile “classe pollaio”. Siamo in trenta e abbiamo un’aula abbastanza piccola per cui siamo costretti a stare molto vicini.
Lei saprà sicuramente cosa è la scuola Peripatetica: una scuola in cui gli studenti, mentre l’insegnante spiegava, camminavano sotto al peripato, all’aria aperta.
Sarebbe bello poter svolgere alcune lezioni proprio così, per stare a contatto con l’ambiente. E anche camminare ci farebbe molto bene, dopo questa quarantena ne avremo sicuramente tanta voglia!
E avremo voglia anche di esprimere noi stessi e le nostre passioni, in fondo la scuola deve servirci anche per questo.
Proporrei di fare una giornata a livello nazionale chiamata “giornata dell’arte”, dove tutti gli alunni possono essere liberi di esprimersi e rappresentare agli altri “la propria arte”.
Un’altra riflessione che ho fatto probabilmente non sarà originale, ma ho delle buone ragioni per farla lo stesso.
Questo periodo ci sta facendo riscoprire il valore dello stare in famiglia e dei legami che spesso dimentichiamo perchè troppo impegnati a fare i compiti per il giorno dopo.
Tempo fa in Italia era vietato assegnare i compiti durante il week-end, perché, appunto, gli studenti dovevano rilassarsi e pensare alla loro famiglia e ai loro amici, senza la preoccupazione della scuola.
Pensa sia giusto avere almeno un giorno in cui non dobbiamo chiederci se abbiamo svolto i compiti per il giorno dopo, un giorno in cui possiamo essere spensierati e dedicarci a noi stessi e alle nostre passioni.
L’ultima mia riflessione va ai rappresentanti di istituto, figure fondamentali che cercano di risolvere i problemi di tutti gli alunni della scuola parlando anche con il preside.
Purtroppo c’è da dire che il preside, per quanto sia importante per la gestione della scuola, non può fare più di tanto dato che deve comunque attenersi al regolamento nazionale della scuola Italiana.
Inoltre, molto spesso capita che i rappresentati abbiano delle idee rivoluzionarie che non possono limitarsi a una scuola sola.
Propongo, quindi, di fare delle elezioni dei rappresentati a livello nazionale, affinché possano parlare direttamente con lei delle proposte e dei problemi che accomunano tutti gli studenti d’Italia e insieme cercare di fare davvero la differenza, senza criticarci ma collaborando.
Collaborazione e confronto sono le parole che dovrebbe caratterizzare la scuola Italiana.
A questo proposito ho deciso di aprire una pagina su instangram, che si chiama proposte_per_la_scuola, dove tutti gli studenti possono esprimere le loro considerazioni riguardo alla scuola e proporre nuove idee per migliorarla; inoltre possono leggere e commentare quelle degli altri, creando un confronto costruttivo.
Possiamo farcela solo se restiamo uniti e non perdendo mai la speranza.
Camilla Costantini