Nuove superiori, spuntano le classi di concorso “atipiche” anti-soprannumerari
Continua il polemico tam tam dei sindacati contro la prova di “forza” del ministero dell’Istruzione di introdurre la riforma delle superiori già dal prossimo anno scolastico: stavolta lo sconcerto è giunto durante l’ultimo incontro tenuto al Miur specificatamente per avere chiarimenti sull’organico dei docenti e sui provvedimenti attuativi dei nuovi regolamenti della scuola secondaria.
La prima notizia, sinora non prevista, è che anche nelle prime classi, per le quali entrerà in vigore la riforma, dovrebbero continuare ad essere utilizzate le attuali classi di concorso: la complessità delle procedure, a fronte dei pochi mesi rimasti prima della loro attuazione, avrebbero convinto viale Trastevere a rinviare la definizione delle nuove classi concorsuali al 2011. Significativo, in tal senso, che le bozze di “confluenza” delle attuali classi e le nuovi siano ancora provvisorie.
Nel frattempo accadrà che molti insegnamenti saranno definiti “atipici”: ciò consentirà, soprattutto in vista dei soprannumerari che la riforma genererà sin da subito all’interno di ogni istituto superiore, ad un insegnante di un disciplina di accedere a più classi di concorso. Un esempio classico, in questo senso, è quello dei docenti di trattamento testi, afferenti alle classi di concorso 75/A e 76/A, negli istituti tecnici e professionali: essendo la classe da anni in “sofferenza” ed in previsione del fatto che la riforma accentuerà questa tendenza, il Miur ha stabilito che gli abilitati in queste materie possano accedere all’insegnamento dell’informatica (prevista nel nuovo biennio delle superiori).
L’ultima parola, su quale materia assegnare il docente senza più cattedra, spetterà al singolo istituto. La decisione del Miur non ha trovato d’accordo la Flc-Cgil, secondo cui “le “atipicità” sono già state adottate negli scorsi anni per vari indirizzi sperimentali e spesso hanno determinato contenzioso e discrezionalità”.
Ed anche la Gilda è stata molto critica: “regna ancora – ha detto il leader Rino Di Meglio – il caos totale sul futuro del secondo ciclo di istruzione: non si sa quali saranno i nuovi corsi riformati, quante le ore di lezione, quanti docenti saranno impiegati e quali programmi verranno adottati. E nel frattempo la prossima riunione è stata fissata per il 31 marzo, forse per lo scambio degli auguri pasquali”.
Per quanto riguarda la decurtazione oraria nelle II, III e IV dei Tecnici (che da 34 scenderanno a 32 ore) e nelle II e III dei Professionali (ridotte da 36 a 34), dal Ministero è stato chiarito che gli istituti non dovranno far nulla: sarà lo stesso Miur a comunicare, probabilmente con la circolare sugli organici, anche se i sindacati premono per una nota immediata, le materie dove i dirigenti dovranno mettere mano tagliando un’ora settimanale (come previsto dai regolamenti attuativi non verranno comunque toccate le materie fino a tre ore settimanali).
Durante l’incontro il Miur ha fornito un po’ di numeri definitivi: i pensionamenti del prossimo anno saranno 5.812 Ata e 19.655 docenti (di cui circa 1.000 conseguenti al pensionamento forzoso del personale con 40 anni di contribuzione). Una quantità inferiore, di circa 15.000 unità, ai posti che spariranno per effetto della Legge 133/08 – 25.600 docenti e 15.256 Ata – e che quindi, ha concluso amaramente la Cisl Scuola, “non è in grado di compensare i ‘tagli’ programmati per il prossimo anno”. Per i precari si annuncia un’altra annata di passione.