Università e Afam

Nuove videocamere, lezioni in streaming, app e mascherine: ecco come ripartono le Università

Non solo la scuola, anche gli addetti alle Università stanno lavorando da settimane per poter dare avvio al nuovo anno accademico del post covid.

E quando parliamo di Atenei con oltre 40 mila iscritti ripartire dopo il lockdown non è affatto facile,

Siamo andati a scoprire come si stanno organizzando due tra le Università italiane più grandi.

Come si sta organizzando la Sapienza

Partiamo dalla Sapienza di Roma, che conta oltre 100 mila iscritti per ben 280 corsi di laurea. Una città Universitaria prima del covid 19 aperta e viva tutto il giorno, ripartirà il prossimo 23 settembre con nuove abitudini. Sono previsti distanziamento sociale, accessi pre-registrati che consentirà di garantire il tracciamento delle persone, mascherine obbligatorie e soprattutto applicazione del metodo di insegnamento blended (cioè in sostanza metà in aula metà a distanza).

Le Università stanno in sostanza applicando le misure generali impartite dal Ministero potendo però “personalizzare “gli interventi grazie alla maggiore autonomia di cui godono rispetto le scuole.

Per prima cosa l’Ateneo ha scelto che i professori dovranno insegnare in aula, sarà invece data libertà agli studenti la partecipazione di persona o a distanza. Le aule saranno tutte, di conseguenza, equipaggiate con tutti i dispositivi tecnologici per consentire le lezioni via streaming. Videocamere, microfoni ambientali, wifi computer e dispositivi per conservare i dati e le lezioni registrate.

Gli studenti che vorranno partecipare di persona dovranno prenotarsi anticipatamente e potranno assistere alle lezioni solo se muniti di mascherina. Per i docenti è stata attivata una task force scientifica per individuare un sistema che consenta di rendere visibile la bocca, molto importante per la comunicazione di questo tipo.

In caso di contagio, la registrazione consentirà di individuare gli studenti seduti vicino ed è prevista per loro e i docenti la quarantena.

Bocconi di Milano tra App e termoscanner

La Bocconi di Milano si è posta l’obiettivo di tornare al sistema di studio che ha preceduto l’emergenza sanitaria, ma in attesa che tutto diventi possibile si sta organizzando per l’autunno con un sistema misto di lezioni in presenza e in streaming. L’ateneo Milanese ha investito 3 milioni di euro per dotare il campus di dispositivi di sicurezza contro il covid, tra cui termoscanner, sanificazione degli ambienti, degli spazi e dell’aria e per organizzare al meglio il distanziamento sociale.

E’ stato costituito anche un “fondo covid” di altri tre milioni per gli studenti in difficoltà a causa della pandemia. Questo fondo si aggiunge a quello di 30 milioni che ogni anno Bocconi destina alle agevolazioni economiche per i suoi allievi.
La struttura delle aule della Bocconi consente, tenendo conto delle esigenze di distanziamento sociale, di garantire il 50% della capacità. Così, ad alcune lezioni erogate necessariamente in remoto a tutta la classe seguiranno lezioni più applicative e pratiche in presenza. Tutte le lezioni saranno rese disponibili in digitale in streaming sincrono o asincrono. Saranno inoltre previsti corsi costruiti solo per la versione digitale.

Anche in questo caso le aule sono state dotate di telecamere di nuova tecnologia che consentirà di rendere l’esperienza degli studenti da remoto più immersiva. Previsti inoltre numerose sessioni tutorial per gli studenti ad assicurare massima interazione con i professori. Le prenotazioni per la partecipazione in presenza avverrà tramite apposita App.

Se ne parla di meno rispetto alle scuole ma anche le Università si stanno pesantemente riorganizzando per garantire il diritto allo studio in una veste nuova.

Dino Galuppi

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