Ai sindacati non basta la decisione del Miur di bandire breve dei concorsi ordinare per circa 70 mila cattedre da assegnare a nuovi docenti. E nemmeno l’eliminazione della prova preselettiva e l’aumento della quota di riserva per i docenti di III fascia che avranno maturato più di 36 mesi di servizio alla data del prossimo concorso per la Scuola secondaria. L’annuncio anti-supplentite è stato fatto dal ministro dell’Istruzione, Marco Bussetti, assieme ad ulteriori misure sul reclutamento dei docenti che verranno rese pubbliche a breve, probabilmente già la prossima settimana.
Ma perché il passo avanti dell’amministrazione non soddisfa i rappresentanti dei lavoratori? Sostanzialmente, perché si tratta di decisione tardive, i cui risultati si vedranno non prima del 2020, forse anche nel 2021.
A settembre, quindi, ci sarà da mettersi le mani nei capelli: secondo la Flc Cgil, con il nuovo anno scolastico saranno 147.000 i posti senza titolare. E solo una parte verranno assegnati in ruolo. Perché molte graduatorie sono esaurite, sia quelle di merito sua le GaE.
Secondo il segretario generale dei lavoratori della Conoscenza della Cgil, Francesco Sinopoli, serve più che mai una fase transitoria e una procedura straordinaria di assunzioni a tempo determinato, in modo da ” garantire il regolare avvio del prossimo anno scolastico”.
Per Maddalena Gissi, segretaria generale Cisl Scuola, già quest’anno sono stati oltre 30.000 i posti non coperti con assunzioni che pure erano autorizzate dal Mef: il prossimo anno, con i nuovi pensionamenti incrementati da quelli della “quota 100”, i posti vacanti “saranno ben oltre i 70.000 destinati ai nuovi concorsi, col risultato che potrebbe essere affidato a personale supplente oltre il 20% dei posti”.
Pino Turi, segretario generale Uil Scuola, spiega che “il concorso è una risposta ma non è la sola necessaria. Non è sufficiente. I tempi del concorso ordinario sono incompatibili con la situazione di vera e propria emergenza che avremo a settembre. Non ci sono abbastanza candidati per coprire i posti. Ad una situazione di emergenza, che a settembre avrà dimensioni straordinarie, non si possono dare risposte ordinarie”.
Pure Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti, dice che la strada avviata dei concorsi ordinarie è “positiva ma tardiva rispetto ai tempi del prossimo anno scolastico”.
Lo sciopero generale del 17 maggio, a cui hanno aderito, oltre i cinque sindacati maggiori, anche Cobas, Unicobas e la neo rappresentativa Anief, rimane quindi confermato. Anzi, ora l’indicazione è anche quella di sospendere le attività aggiuntive: assieme al problema della supplentite, i sindacati si fermeranno anche per il timore di vedere a breve approvata l’autonomia differenziata, con le scuole a fare da apripista, e la scarsità di risorse per il rinnovo del contratto e i promessi aumenti stipendiali.
Anche l’Usb Scuola conferma lo sciopero del 10 maggio, nel giorno di quello proclamato per tutto il Pubblico Impiego. Il sindacato di base chiede “la stabilizzazione dei precari di terza fascia con tre anni di servizio (3×180); una mobilità straordinaria che consenta il rientro degli esiliati; l’istituzione di organici ATA adeguati alle reali esigenze delle scuole in modo da ridurre il carico di lavoro complessivo e il ritiro della norma punitiva in discussione in Parlamento che obbliga alla rilevazione delle presenze attraverso le impronte digitali; l’abolizione del piano di autonomia differenziata (la cd regionalizzazione, che è più simile ad una secessione) che, partito con la riforma del Titolo V della Costituzione ad opera del PD, con il governo in carica sta procedendo a passi spediti e senza ostacoli in Parlamento”.
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