Una delle proposte più dibattute dell’attuale Governo nell’ambito dell’Istruzione riguarda l’introduzione dei nuovi istituti tecnici e professionali ridotti a 4 anni.
Da un sondaggio condotto dalla rivista specializzata La Tecnica della Scuola, a cui hanno partecipato 1.108 lettori, di cui il 72% docenti, la larga maggioranza ha espresso scetticismo e si è espressa negativamente: alla domanda chiave, “Sei d’accordo con gli istituti tecnici e professionali di soli quattro anni?”, oltre l’80% si è detto contrario.
Al sondaggio hanno partecipato docenti, dirigenti scolastici, genitori, studenti e altri “attori” protagonisti e non del mondo scolastico: circa 3 risposte su 4 sono state costituite da docenti, seguiti da genitori (13%) e altre categorie (9%). Invece, solo il 4% dei partecipanti è stato rappresentato dagli studenti, i diretti interessati da questa riforma.
Tra i docenti, il disaccordo è stato particolarmente netto: l’84% ha risposto di non essere d’accordo, evidenziando la percezione di un rischio per la qualità dell’offerta formativa. Anche tra i dirigenti e i genitori prevale il disaccordo, entrambi con il 67% di risposte negative. Gli studenti, invece, tra i poco che hanno risposto, sembrano mostrare maggiore apertura: il 34%, comunque sempre solo uno su tre, si è dichiarato favorevole indicando quindi una maggiore fiducia nelle possibilità di riforma.
Le opinioni aperte raccolte dal sondaggio delineano i timori principali. Una docente scrive: “Spalmare in quattro anni un percorso che la maggior parte fatica a completare in cinque non ha senso”.
Un genitore aggiunge: “La scuola forma persone, non solo lavoratori. Il problema è cosa si impara, non quanto tempo si impiega”.
Qualcuno si ritrova, invece, con la linea del Ministero, anche se con qualche accorgimento: “Se i 2 anni successivi alla Maturità sono obbligatori, può andare bene come idea; se non lo sono, 4 anni di studio non sono sufficienti per la formazione di uno studente. Non lo sono nemmeno 5, visto il livello di preparazione media degli studenti oggigiorno”.
E ancora: “Sarebbe un’opportunità per integrare i ragazzi nel mondo del lavoro, potrebbe contenere la dispersione scolastica e permettere anche a chi ha bisogno di lavorare di avere un adeguato titolo di studio”.
L’obiettivo di questi percorsi non è annullare le strutture esistenti, ma piuttosto sperimentare nuove modalità di formazione, per capire come meglio costruire e integrare i percorsi di filiera nel prossimo triennio. Questi percorsi di 6 anni sono progettati attorno a figure professionali specifiche, in stretta collaborazione con gli ITS di filiera. L’intento è che gli studenti, una volta completato il percorso di 4 anni, siano in grado di sostenere lo stesso esame di stato previsto per i tradizionali percorsi quinquennali e di accedere senza test di ingresso agli ITS di filiera, per altri 2 anni.
A essere critici sono stati soprattutto i sindacati, soprattutto la Flc-Cgil, secondo la quale con le scuole superiori ridotte a 4 anni si sottraggono “tempi adeguati e distesi per l’apprendimento”, vi sarebbe “grave ingerenza dei soggetti privati esterni”, mancanza di “uniformità del dichiarato obiettivo di rilevare future caratteristiche ordinamentali a livello nazionale”, oltre che “frammentazione del curricolo progettato su base locale” e “canalizzazione precoce, inaccettabile per una scuola autenticamente democratica, chiamata a offrire pari opportunità di crescita”.
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Precisiamo che l’indagine è stata realizzata dalla testata giornalistica “La Tecnica della Scuola” nel periodo che va dal 21 al 27 novembre 2024. Hanno partecipato 1.108 soggetti. Il sondaggio non ha carattere di scientificità: i risultati derivano da conteggi automatici.
La Tecnica della Scuola non si assume alcune responsabilità per utilizzi impropri o parziali dell’esito dell’indagine effettuata.
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