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Nuovi istituti Tecnici, un anno in meno ma docenti e Ata non si toccano: la promessa di Valditara sulla riforma d’approvare entro il 2023

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Sulla riforma degli istituti tecnico professionali si è detto tanto, con esperti e sindacati divisi tra favorevoli e chi continua a puntare il dito sui pericoli derivanti dalla cancellazione di un anno dei Tecnici per favorire un più repentino collegamento con il biennio post-maturità presso gli Its. Il progetto è difeso strenuamente dal ministro dell’Istruzione e del Merito, Giuseppe Valditara.

l titolare del Mim ne ha parlato anche a Firenze, alla Festa del Foglio, definendo la riforma “importante anche se in via sperimentale”. Quindi, riferisce l’Ansa, ha detto di augurarsi che questo nuovo modello organizzativo possa essere “approvata entro la fine dell’anno” in via definitiva diventando legge dello Stato.

Non si ridurrà il numero di docenti e Ata

Il professore Valditara ha ricordato che il testo è stato “approvato in Consiglio dei ministri, adesso è all’esame del Parlamento, abbiamo chiesto la procedura d’urgenza” spiegando che se non vi saranno intoppi il progetto dovrebbe “partire dall’anno scolastico 2024/2025″.

Il ministro dell’Istruzione e del Merito ha quindi ricordato che la riforma prevede “quattro anni di istruzione tecnica più due Its”, specificando che si tratta di “un percorso di filiera che avverrà a invarianza di organico”.

Questo significa, aggiungiamo noi, che il numero complessivo dei docenti che operano oggi in questo genere di scuole superiori dovrebbe essere confermato, ma non è chiaro se l’invarianza generale tutelerà i docenti, il personale Ata e gli stessi dirigenti scolastici da possibili trasferimenti.

I vantaggi dell’invarianza di organico

In ogni caso, ha ancora detto il titolare del dicastero bianco, il risultato della riforma tecnico professionale è che porterà “molti più docenti a disposizione dei ragazzi, più utilizzo dei laboratori, alternanza scuola lavoro”, con tanto di “apprendistato formativo” e “la possibilità per manager imprenditori di insegnare laddove manchino specializzazioni nelle scuole”.

La riforma riguarderà anche i corsi di formazione regionali, frequentati da giovani che intendono appropriarsi di maggiori competenze lavorative: “la cosa importante – specifica Valditara – è che abbiamo integrato nella logica del campus anche la formazione regionale, perché non ci sia qualcuno che sia figlio di un Dio minore”.