È già tempo di lezioni in Alto Adige, la regione autonoma di Bolzano: il 5 settembre, per i 92 mila alunni del posto, è già suonata la prima campanella dell’anno scolastico 2018/19. Un anticipo che si rivelerà, tuttavia, molto proficuo sotto forma di tre maxi ponti, “spalmati” nel corso dell’a.s..
I tre maxi-ponti
Il primo arriverà tra meno di due mesi, in occasione della celebrazione dei santi, con le scuole senza lezioni da sabato 27 ottobre a domenica 4 novembre.
Il secondo stop, di ben sedici giorni consecutivi, è lo stesso che si attuerà nelle altre regioni, in corrispondenza con le festività natalizie e di fine 2018: da sabato 22 dicembre a domenica 6 gennaio 2019.
L’ultimo mega-ponte, di altri undici giorni, riguarda le festività pasquali, che quest’anno si potranno unire con quelle dell’anniversario della liberazione dell’Italia: niente scuola, sempre in Alto Adige, dal 18 aprile fino a domenica 28 aprile.
I vantaggi evidenti
Dopo avere ricordato che quest’anno due festività l’8 dicembre e il 2 giugno, cadranno di sabato, e quindi nella gran parte delle scuole non verranno attuate poiché in quel giorno non si svolgono lezioni, l’Alto Adige ha previsto che l’ultima campanella dell’anno scolastico 2018/19 suonerà il 13 giugno. Anche in questo caso, la regione autonoma si differenzia da altre località italiane, dove la fine delle lezioni è prevista qualche giorno prima. Tuttavia, i vantaggi, in termini di lunghi stop delle lezioni durante l’anno scolastico, sono evidenti.
Una decisione da allargare?
Soprattutto, con la modalità di calendario decisa in Alto Adige, non si costringono gli organi collegiali a diversificare le date previste delle regioni, creando differenziazioni notevoli tra un istituto e l’altro.
E placando sul nascere ogni tentativo di strumentalizzazione, come è accaduto questa estate, delle modalità escogitate dalle scuole per ritagliarsi dei ponti, quasi sempre anticipando di qualche giorno l’avvio dell’anno scolastico: a Bolzano, dove l’anticipo è calendarizzato da tempo, nessuno ha pensato bene di contestare, né di parlare di danni alla didattica e agli studenti.
Pur con le dovute differenze e necessità locali, il modello Alto Adige, quindi, potrebbe essere replicato anche nelle altre regioni.
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