“Per raggiungere la scuola, mio figlio ha a disposizione un unico autobus che al mattino gli consente di entrare alle ore 8. Con l’ingresso alle 9 (o anche dopo) dovrà comunque prendere quell’autobus e restare a bighellonare per più di un’ora prima di poter entrare in classe. Ha senso questa soluzione?”
Questa è una delle tante segnalazioni giunte in redazione che evidenziano un problema non da poco e rispetto al quale è necessario riflettere.
Soprattutto nei piccoli centri o nelle periferie delle grandi città, i ragazzi delle scuole superiori debbono spostarsi e per farlo utilizzano mezzi che passano ad orari prestabiliti. Negli altri orari non di punta i passaggi non sono previsti o comunque non sono così frequenti. Questo significa che, anche scaglionando gli ingressi, i ragazzi sono costretti a prendere ugualmente lo stesso mezzo che consentiva loro l’ingresso a scuola alle 8, con la differenza che, invece di entrare nell’istituto scolastico, dovranno per forza di cose sostare, spesso in gruppo, al di fuori della scuola o in un bar, aumentando in tal modo il rischio assembramento e di conseguenza di contagio.
Quindi, se non c’è un adeguamento degli orari dei passaggi dei mezzi di trasporto ai nuovi orari delle scuole la soluzione prevista dal DPCM si potrebbe rivelare non solo inutile, ma addirittura dannosa, perché aumenta il rischio di circolazione del virus sia sui mezzi sia fuori da scuola.
L’ideale sarebbe un accordo tra gli istituti scolastici e le aziende dei trasporti. Ma se fosse stata una soluzione così semplice, non sarebbe già stata messa in atto, aumentando le corse degli autobus già dal 1° settembre, quando già era facile intuire che si sarebbero verificati assembramenti eccessivi in determinati orari?
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