C’è un innovativo e sconvolgente progetto politico che, sotto traccia, si starebbe formando: la possibile alleanza, ai fini della costituzione del Governo post-elezioni, tra M5S e Lega Nord.
L’ipotesi, cui dà voce La Tecnica della Scuola, è ancora in fase embrionale. Non è tuttavia “fanta-politica”: perchè alcune fonti ci dicono che i contatti tra le parti ci sarebbero già stati.
L’idea sarebbe quella di creare una nuova legislatura, che spazzerebbe via in un colpo solo quella che le due fazioni considerano politica “vecchia”: quella composta dal Partico Democratico, sempre più consumato dalle diatribe interne, da Forza Italia, con Berlusconi che va verso il 25ennale di approdo in politica, e di buona parte degli altri raggruppamenti.
A dare manforte a questa teoria, sarebbe anche l’inaspettata virata a destra del Movimento 5 Stelle, che da alcune settimane ha preso posizione contro l’apertura indiscriminata dei migranti in terra italiana e anche verso l’eccessivo interesso del Governo verso lo ius soli.
Addirittura i dati statistici, per quello che possono valere, stanno spingendo verso l’anomala alleanza M5S-Lega Nord. Del clamoroso raggruppamento potrebbe anche far parte Fratelli d’Italia. Un sondaggio nazionale Ipsos sulle preferenze politiche degli italiani, pubblicato e commentato il 1° luglio dal Corriere della Sera, subito dopo le ultime elezioni dei primi cittadini di decine di Comuni, ci dice che “simulando la ripartizione dei seggi secondo quanto previsto dall’Italicum, l’unica maggioranza possibile sarebbe quella tra M5S (193 deputati) e sovranisti (104 per la Lega e 28 per FdI)”.
Ora, in tanti si chiedono quali effetti avrebbe questo nuovo scenario politico per il mondo della Scuola e dell’istruzione in generale.
Partiamo dal M5S, che ha da alcune settimane sta raccogliendo indicazioni su quali parti dell’ultima riforma, la Legge 107 del luglio 2015, andare a mettere mano: dalla “base” il pollice verso è arrivato, come si poteva immaginare, soprattutto per la chiamata diretta, gli ambiti territoriali e l’obbligo di permanenza triennale dopo l’immissione in ruolo, il bonus sul merito. Mentre più cautela vi sarebbe sulla carta docente da 500 euro annue, per la quale piace l’idea ma non l’attuale spendibilità.
Sulla L.107/15 anche Luigi Di Maio, vice-presidente della Camera, è stato chiaro: “il nostro obiettivo è andare al governo ed eliminare subito tre leggi: la Fornero, il Jobs act e la Buona Scuola. Queste tre leggi le potrà abolire solo chi non le ha votate”.
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Meno definita sulla scuola, sinora, è la posizione di Matteo Salvini, leader della Lega Nord, che qualche tempo fa sulla Buona Scuola ha detto “Contesto che dal primo settembre stanno a casa 70mila insegnanti che sono lì da 15 anni e si da precedenza a chi non ha esperienza. Ma la scelta di dare responsabilità, di premiare, di attribuire autonomia mi piace”.
L’unica certezza, espressa pubblicamente dallo stesso leader del Carroccio, è che la linea nazionale del partito sulla scuola continuerebbe ad essere affidata all’ex senatore Mario Pittoni, già oggi responsabile federale Istruzione della Lega Nord. Il quale, se da una parte spingerebbe su una maggiore regionalizzazione dell’organizzazione scolastica (dal fronte degli organici a quello dei concorsi), dall’altra ha sempre comunque detto di essere favorevole alla progressiva stabilizzazione del personale abilitato precario.
Forti critiche alla Buona Scuola, sono state espresse in più occasioni alla Tecnica della Scuola dalll’on. Fabio Rampelli, capogruppo di Fratelli d’Italia-Alleanza Nazionale alla Camera, secondo il quale il Governo Renzi ha assunto, pur di approvare la L. 107/15, “comportamenti arroganti” perché “il modo con cui il provvedimento è stato portato avanti non ha previsto partecipazione”, recuperando solo parzialmente nella stesura dei decreti legislativi.
Tutti e tre i partiti, infine, hanno sempre espressamente detto che gli stipendi di chi lavora a scuola sono vergognosamente bassi. Su questo, tuttavia, si dice d’accordo anche l’attuale ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, che addirittura parla di giusto raddoppio delle buste paga dei nostri insegnanti.
Ma realisticamente, cosa dobbiamo aspettarci allora? In queste ultime ore, il Capo dello Stato ha assicurato che le elezioni politiche si svolgeranno quasi sicuramente all’inizio della prossima primavera. I tempi per attuare e disfare eventuali alleanze politiche sono quindi ancora piuttosto lunghi.
Da analisti, sarà davvero interessante capire se il nuovo Governo darà seguito alle promesse fatte in campagna elettorale: i precedenti ci dicono che difficilmente ciò avviene, soprattutto quando si tratta di abrogare delle leggi che favoriscono degli equilibri economici a favore dello Stato. Ma con il M5S non ci sono precedenti. Noi saremo alla finestra, per ravvisare eventuali cambi di rotta.
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