Quella degli stipendi del personale della scuola sarà la prima vera grana che il Ministro dell’Istruzione del nuovo Governo dovrà affrontare.
E non sarà facile trovare una soluzione.
Il problema a medio termine riguarderà il rinnovo contrattuale (quello appena firmato scadrà già il 31 dicembre prossimo) ma già da subito bisognerà dare risposta alla questione del cosiddetto “elemento perequativo” introdotto proprio con il contratto 2016/2018.
Per gli stipendi più bassi, come è noto, è stato introdotto un meccanismo di perequazione in modo da consentire a tutti di arrivare almeno a 80 euro di aumento lordo.
Ma questa perequazione scade a dicembre e quindi – se non ci saranno interventi tempestivi – a gennaio gli stipendi di un buon 50% dei dipendenti della scuola diminuiranno: il “taglio” sarà tanto più consistente quanto più basso è lo stipendio, e si andrà quindi da un manciata di euro (3-4) per i docenti con una anzianità media fino ai 29 euro di decurtazione per gli Ata con meno di 10 anni di anzianità.
Per il momento nessuno (neppure le organizzazioni sindacali) sembra preoccuparsi più di tanto del problema che però in autunno potrebbe diventare esplosivo perchè sarebbe la prima volta nella storia repubblicana che gli stipendi pubblici verrebbero addirittura diminuiti.
Se poi con la legge finanziaria del 2019 il nuovo Governo dovesse decidere anche di cancellare il cosiddetto “bonus Renzi” di 80 euro mensili per gli stipendi più bassi per molti insegnanti e per tutto il personale Ata il taglio potrebbe diventare insopportabile.
A conti fatti per evitare la diminuzione degli stipendi potrebbero servire diverse centinaia di milioni e siccome il problema dovrà essere affrontato non solo per la scuola ma per tutto il pubblico impiego il nuovo Governo dovrà darsi parecchio da fare per trovare le coperture finanziarie.
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