La nomina della senatrice Valeria Fedeli a Ministro dell’Istruzione ha sorpreso non poco e leggendo i commenti che circolano su Facebook c’è da preoccuparsi.
La scuola nella compagine del Governo sembra avere poca attenzione come dimostrano alcuni esempi eclatanti. Nella ripartizione dei Ministeri resta sempre l’ultimo e di accomodo, solo per mettere equilibrio tra le diverse fazioni partitiche.
Come ha scritto Roberto Tripodi, La Gelmini era stata assessore all’agricoltura a Brescia, la Moratti era la moglie di un imprenditore del petrolio, Lombardi era della confindustria, gli altri erano dell’università, come la Giannini.
Il Ministro Misasi voleva i Lavori pubblici e quando gli diedero il MPI si sentì offeso. La stessa Falcucci, l’unica che ne capiva di scuola ed era molto preparata, proveniva dalla CISL scuola.
Ora è stata nominata una sindacalista della CGIL con competenze nel femminismo e nel tessile, settore che ha guidato dal 2001 al 2012 prima di candidarsi nelle liste del Partito Democratico.
La nuova inquilina di viale Trastevere, è nata a Treviglio, in provincia di Bergamo, il 29 luglio 1949 ed ha iniziato la sua attività sindacale a Milano per trasferirsi dieci anni dopo nella capitale per assumere incarichi di segreteria prima nel settore pubblico.
Chi ha lavorato con lei la definisce “scaltra” e ricorda che prima di passare al “renzismo” in epoche lontane, ha lavorato al quotidiano “Il Manifesto”.
Aveva inoltre dichiarato, come Renzi ed altri Ministri: ”Se perdiamo il referendum, il giorno dopo non ci sono alibi. sennò vuol dire che siamo attaccati alla poltrona”. Ed ora, divenendo Ministro, occupa una poltrona importante e un “portafoglio”.
“La passione politica, la voglia di battersi per le donne e per il cambiamento democratico erano già parte di me” ha dichiarato, ma il mondo della scuola attende, anche se solo in questa fase di transizione, una guida e l’avvio dei decreti attuativi della Legge 107, il concorso per i nuovi dirigenti e avere chiarezza sulle pensioni, sulla mobilità, sulla progettualità di una scuola che Renzi ha chiamato “buona”, ma che adesso non può neanche definirsi “bella”.
La nomina al Ministero dell’Istruzione di una pseudofemminista radicale ed estremista, espressione delle lobby gay e LGBT, è stata considerata una dichiarazione di guerra al popolo del Family Day», scrive il portavoce, Filippo Savarese, che lancia un appello a «tutte le realtà civiche, sociali e politiche impegnate per il bene della famiglia, affinché si organizzi quanto prima una manifestazione popolare presso il Miur per ribadire che sulla loro libertà educativa i genitori non faranno sconti».
Massimo Gandolfini, presidente del comitato «Difendiamo i nostri figli», definisce questa scelta «una provocazione, se non una vendetta, verso le famiglie del comitato per il No, colpevoli di aver vinto il referendum, bloccando una pericolosa deriva autoritaria nella quale erano già in programma disegni di legge contro la famiglia naturale e il diritto dei bimbi ad avere mamma e papà».
Rifioriranno e riprenderanno probabilmente vigore i progetti sostenuti dalla Fedeli in questi anni: per esempio l’introduzione nelle scuole e nell’università dell’educazione di genere, di cui era stata prima firmataria e accanita sostenitrice.
Elemento d’onore e “traguardo di civiltà” del presidente Renzi, che si è vantato di aver dato all’Italia questo bel regalo, insieme alle unioni civili, che favoriscono lo sfascio delle famiglie, minando alla base l’istituto familoare che la Costituzione ha disegnato come elemento caratterizzante della tradizione e della cultura italiana.
Il ddl proposto dalla Ministra Fedeli prevede che i piani dell’offerta formativa delle scuole adottino misure e contenuti di conoscenza ed educazione “per eliminare stereotipi, pregiudizi, costumi, tradizioni e altre pratiche socio-culturali fondati sull’impropria identità costretta in ruoli già definiti delle persone in base al sesso di appartenenza”. L’obiettivo è dunque quello – scriveva la Fedeli – di “superare gli ostacoli che limitano, di fatto, la piena e autonoma soggettività, qualificando e riconoscendo valore alle differenze di genere, per una qualità delle relazioni tra donne e uomini non più basata sulla negazione del reciproco rispetto, dignità e libertà delle scelte”.
Le opposizioni sono decise: “Questo governo nasce già con lo stesso marchio di fabbrica del precedente sui temi etici e antropologici, ma subirà la stessa opposizione: non permetteremo che nelle scuole passino progetti ideologici e contrari alla libertà educativa».
Comincia la tessitura della tela di Penelope e non sappiamo quando finirà.
Una volta si formulavano auguri di proficuo lavoro al nuovo Ministro, ora la sensazione diffusa è la constatazione che “Mala tempora currunt “per la scuola italiana.
Che il cielo assista i colleghi dirigenti e aiuti i docenti ad essere “fedeli” ai valori educativi.
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