In Parlamento siedono 20 insegnanti di scuola e 27 docenti universitari. Il dato proviene da un interessante prospetto reso noto da Repubblica, a firma di Chiara Nardinocchi, che si preoccupa di produrre una sorta di identikit del nuovo Parlamentare, con riferimento, in particolare, all’età e alla professione.
Cosa facevano, i nuovi onorevoli, prima di entrare a Montecitorio, oltre a stare in cattedra? Ecco le quasi 60 professioni: 121 avvocati; 91 politici, 68 imprenditori, 44 dirigenti di azienda, 31 consulenti aziendali, 28 giornalisti, 25 commercialisti, 18 dipendenti aziendali, 18 dipendenti della pubblica amministrazione, 16 dirigenti della pubblica amministrazione, 11 medici, 9 architetti, 8 agenti assicurativi, 7 bancari, 7 pensionati, 7 ricercatori, 6 dirigenti medici, 6 dirigenti del terzo settore, 6 geometri, 6 ingegneri, 5 forze dell’ordine, 4 farmacisti, 4 sindacalisti, 4 scrittori, 4 consulenti della pubblica amministrazione, 3 attori, 3 registi, 3 dirigenti sportivi, 3 conduttori televisivi, 1 amministratore giudiziario, 1 amministratore condominiale, 1 musicista, 1 meteorologo, 1 notaio, 1 edicolante, 1 agente immobiliare, 1 designer, 1 diplomatico, 1 editore, 1 geologo, 1 infermiere, 1 igienista, 1 archivista, 1 traduttore, 1 tecnico informatico, 1 informatico, 1 statistico, 1 urbanista, 1 psicoterapeuta, 1 portavoce delle organizzazioni intergovernative, 1 operatore socio-sanitario, 1 odontoiatra, 1 magazziniere, 1 studente, 2 disoccupati.
Oltre il 20% dei parlamentari sono avvocati, quindi (i più rappresentati in Fdi, Fi e M5s), ma tra le circa 60 professioni esercitate con più o meno continuità in Parlamento, i docenti non sono una quota troppo minoritaria. Spiccano anche i 91 politici, ovvero chi nella vita, in base al suo cv, ha coperto per lo più ruoli interni al partito o cariche politiche.
Quanto sono competenti i nostri parlamentari?
Un tratto significativo del resoconto di Chiara Nardinocchi è “la carenza diffusa di competenze tecniche soprattutto informatiche, a parte qualche eccezione che per percorso formativo e professionale ha conoscenze specifiche. Non è raro leggere nei cv che le competenze informatiche si limitino alla gestione della posta elettronica o alla conoscenza dei principali motori di ricerca. E questo non solo tra i parlamentari più anziani”.
E anche sul fronte linguistico la preparazione dei parlamentari sarebbe carente “con più del 45% che non dichiara di parlare alcuna lingua oltre l’italiano: Forza Italia è il partito più carente con il 65,63%. Il record di lingue appartiene all’onorevole leghista Giulio Centemero che dichiara di parlare ben sette idiomi: inglese, francese, spagnolo, tedesco, arabo, rumeno e armeno”.
Che formazione hanno? Rispetto al 2018 il livello d’istruzione è aumentato. I parlamentari con diploma di scuola inferiore sono passati dal 2 allo 0,17%. Diminuiti anche i diplomati, mentre sono aumentati i laureati passati dal 64,6 al 76%. Alcuni, non molti in realtà, inseriscono nel cv percorsi universitari lasciati in sospeso, gli anni di fuoricorso o terminati per via telematica in età avanzata. E vengono segnalate anche due lauree honoris causa.
L’aspetto della formazione è particolarmente rivelante per chi si occupa di scuola, se pensiamo che in Parlamento si può accedere anche senza diploma (per guadagnare uno stipendio a 5 cifre), ma per diventare docente occorre una trafila molto lunga fatta di lauree, concorsi, esami, e percorsi specializzanti.
Quanto all’anagrafica dei parlamentari, rispetto al 2018 si riscontra un invecchiamento generale, più marcato alla Camera che al Senato. La Generazione X (i nati tra il 1965 e il 1980) è la più presente, da sola compone circa il 60% dei parlamentari (a livello nazionale, escludendo gli Under 25, rappresenta il 32% della popolazione), mentre molto sottorappresentati sono i Millennials (o generazione Y, nati tra il 1981 e il 1996) che soprattutto alla Camera, dove il minimo di età è di 25 anni, sono solo il 15% (contro il 23% della media nazionale sempre escludendo gli under 25).
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