L’approvazione dei decreti applicativi della legge 107 non pone fine alla battaglia contro la legge 107. Per il 3 e 9 maggio prossimi, Cobas e Unicobas chiamano di nuovo a raccolta il “popolo della scuola” per due giorni di sciopero, in concomitanza con le prove Invalsi.
“Gli otto decreti attuativi – sostengono Piero Bernocchi, portavoce nazionale Cobas, e Stefano d’Errico, segretario nazionale Unicobas – hanno ulteriormente aggravato la condizione di lavoro degli ATA, così come avevamo denunciato nella piattaforma dello sciopero del 17 marzo: in particolare, ai collaboratori scolastici viene imposto anche l’obbligo delle “mansioni di cura” per i disabili ed un ulteriore carico di lavoro del tutto estraneo alle loro qualifiche. Per il futuro reclutamento dei docenti non si riconoscono appieno le abilitazioni già conseguite né il servizio prestato e si delinea un infinito percorso di apprendistato. Per i disabili si mira a distruggere l’inclusione in base a logiche di mero risparmio e a ridurre gli insegnanti di sostegno, per delegare progressivamente tale attività all’intero personale docente”.
“Si aggrava anche – proseguono i due sindacati – la centralità dell’ ‘alternanza scuola-lavoro’, forma sfacciata di apprendistato gratuito, che diviene addirittura materia di esame alla Maturità e, con il ‘sistema integrato 0-6 anni’, si abbassa il livello della scuola dell’infanzia pubblica, con il grave rischio per il personale di trasferimento negli Enti locali, creando caos gestionali in scuole primarie già oberate di pesi e di ruoli”.
“In questo contesto – sottolineano d’Errico e Bernocchi – emerge la centralità attribuita ai quiz Invalsi nella valutazione delle scuole, degli studenti e dei docenti. Nella primaria essi svolgono rilevazioni nazionali nelle classi seconda e quinta, che costituiscono parte prioritaria di tale valutazione. Nella scuola media le rilevazioni, che riguardano italiano, matematica e inglese nella classe terza, dal prossimo anno rappresenteranno requisito indispensabile di ammissione all’esame conclusivo. Nelle superiori le prove si svolgeranno nella classe seconda e quinta; e durante l’ultimo anno gli studenti verranno sottoposti a quiz in inglese, italiano, matematica, i cui esiti saranno riportati all’esame di maturità – per essere ammessi al quale è indispensabile aver svolto i quiz – in una specifica sezione del curriculum”.
Insomma, secondo i due sindacati di base “le rilevazioni Invalsi saranno non una presunta forma di ‘autovalutazione’, ma la valutazione vera e propria della scuola e delle modalità di insegnamento dei docenti che, per adeguarsi ai quiz, come già ampiamente verificato in questi anni, dovranno conformare la propria didattica a quanto previsto dall’Invalsi. Da tutto ciò emerge, quindi, il modello del docente ‘adattabile’, derubricato a somministratore di prove standardizzate, le uniche ad avere reale valore nella valutazione, e ad ‘illustratore’ di manuali per quiz, nel quadro dell’immiserimento materiale e culturale della scuola pubblica e del ruolo dei docenti, destinati ad un lavoro da ‘manovali intellettuali’ tuttofare, flessibili e disponibili alle mutevoli esigenze di una sempre più cialtrona scuola-azienda”.
Inevitabili le conseguenze di una siffatta analisi: per il 3 maggio (scuola primaria e media di primo grado) e il 9 maggio (Media Superiore) è convocato uno sciopero dell’intera giornata del personale docente ed ATA, “al fine di boicottare i quiz Invalsi e per la loro cancellazione come strumento di valutazione delle scuole, degli studenti e del personale”.
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