La proposta di Barack Obama sembra ragionevole, anche per eliminare gli squilibri fra Stati, molti dei quali già garantiscono istruzione gratis agli studenti dei loro«college», e ad approfittare di questa riforma per responsabilizzare maggiormente gli istituti e imporre standard d’insegnamento più elevati.
Ma la riforma, si legge sul Corriere della Sera, difficilmente decollerà, visto che la maggioranza del Congresso è dei repubblicani che hanno già detto di non essere interessati ad approvare la manovra di Obama che costerebbe 60 miliardi di dollari in dieci anni.
Non sono, però, da escludere sorprese perché i repubblicani potrebbero anche convincersi che non è il caso di lasciare questo vessillo nelle mani degli avversari, tanto più che i costi della riforma, tutto considerato, sono modesti. E i momenti di confronto non mancheranno visto che, comunque, nei prossimi due anni il Congresso dovrà affrontare la revisione del sistema di finanziamento della scuola pubblica.
D’altra parte quella di Obama, sottolinea il Corriere, più che una rivoluzione sembra il rammendo di un tessuto a macchie di leopardo: i college pubblici sono a pagamento, ma in molti Stati la retta è inferiore al sussidio federale, il Pell Grant, garantito a gran parte degli studenti. Ai figli delle famiglie con reddito basso e anche medio il governo federale garantisce un assegno annuo di 5730 dollari. Abbastanza per pagare le spese universitarie in Stati come Michigan e Florida nei quali la retta è molto bassa, attorno ai 3000 dollari, mentre in New Hampshire o in Vermont il costo dell’università è superiore al sussidio federale.
Nel merito, poi, stavolta Obama non è stato criticato dalla destra per essersi comportato da «socialista» ma, al contrario, è stato paradossalmente accusato di non essersi preoccupato abbastanza di ridurre gli squilibri sociali. E infatti in Usa le differenze sociali aumentano anziché diminuire: si finanziano i ragazzi del ceto medio che al college andrebbero comunque, mentre le famiglie più povere, che in genere sono anche quelle coi ragazzi più problematici, restano ai margini. Il partito della meritocrazia che accusa il presidente di essere troppo meritocratico?
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