L’articolo 68 della legge finanziaria prevede, come ormai è noto l’elevamento dell’obbligo scolastico a 16 anni. Apparentemente la decisione del Governo dovrebbe accontentare tutti (o quasi). In realtà così non è. Le proteste arrivano anche (o forse soprattutto) da alcuni partiti del centro-sinistra e dallo stesso schieramento che sostiene l’attuale maggioranza.
Il punto di discordia sta soprattutto nel passaggio dell’art. 68 in cui si precisa che “nel rispetto degli obiettivi di apprendimento generali e specifici previsti dai predetti curricola, possono essere concordati tra il Ministero della pubblica istruzione e le singole Regioni percorsi e progetti che, fatta salva l’autonomia delle istituzioni scolastiche, siano in grado di prevenire e contrastare la dispersione e di favorire il successo nell’assolvimento dell’obbligo di istruzione”.
Nei giorni scorsi il “via libera” decisivo era arrivato da Rina Gagliardi di Rifondazione Comunista che sulla prima pagina di Liberazione definiva gli articoli sulla scuola un “passaggio meritorio”.
Ma evidentemente nel partito di Giordano e Bertinotti deve esserci stato qualche ripensamento, soprattutto dopo le reazioni del movimento e di Cgil-Flc.
Nei giorni scorsi il “via libera” decisivo era arrivato da Rina Gagliardi di Rifondazione Comunista che sulla prima pagina di Liberazione definiva gli articoli sulla scuola un “passaggio meritorio”.
Ma evidentemente nel partito di Giordano e Bertinotti deve esserci stato qualche ripensamento, soprattutto dopo le reazioni del movimento e di Cgil-Flc.
“Il testo della finanziaria su questo punto non va per nulla bene – ci dice Loredana Fraleone, della segreteria nazionale di Rifondazione Comunista, anticipando i contenuti di un suo articolo che sarà pubblicato sullo stesso quotidiano – è un testo molto contraddittorio che si può prestare a non pochi equivoci; per esempio può consentire che vengano perpetuati i percorsi integrati istruzione/formazione che fanno riferimento all’accordo Stato-Regioni del 2003″.
“Nel programma dell’Unione – prosegue Fraleone – la questione dell’obbligo viene posta in modo del tutto diverso e quindi per noi questa soluzione è del tutto inaccettabile: già in Commissione il nostro partito darà battaglia per proporre emendamenti significativi che riescano ad eliminare ogni elemento di ambiguità”.
Posizione analoga sta assumendo Cgil-Flc: “Tale dispositivo – si legge in una delle “schede” di analisi della legge finanziaria predisposte dal sindacato – ancorché motivato con la ‘buona intenzione’ di prevenire e contrastare la dispersione, non corrisponde alle attese di quanti si sono battuti contro il modello segregante della Moratti e nemmeno agli impegni contenuti nel programma elettorale, da cui si discosta in modo sostanziale, operando un ribaltamento di obiettivi attraverso uno sconsolante giro vizioso che non segna una chiara discontinuità con la legge Moratti”.
Del tutto diversa l’opinione di Cisl-Scuola che apprezza molto questa formulazione in quanto si tratta di “una positiva evoluzione rispetto alla rigidità di proposte anacronisticamente ‘scolasticistiche’ che sarebbero in netta controtendenza a fronte delle esigenze di flessibilità dei percorsi, di arricchimento delle opportunità, di integrazione dei saperi necessari per superare la deriva della dispersione, nel quadro di un innalzamento generalizzato dei livelli culturali fondato sulla garanzia, per tutti, delle conoscenze e delle competenze indispensabili, per altro in coerenza con gli obiettivi strategici dell’Unione Europea”.