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Obbligo a 16 anni: dubbi e perplessità del Cidi

L’istruzione impartita per almeno dieci anni è obbligatoria” è il titolo di una importante iniziativa del Cidi (Centro di iniziativa democratica degli insegnanti) in programma a Roma per il prossimo 20 gennaio.
Sarà l’occasione per individuare i problemi culturali e pedagogici che l’innalzamento dell’obbligo pone ma anche per avviare un dibattito sulle contraddizioni e le ambiguità contenute nella legge finanziaria.
Il Cidi, che pure aveva accolto fin da subito con favore il programma dell’Unione, negli ultimi mesi ha iniziato ad esprimere perplessità e dubbi su non poche scelte del Ministro Fioroni.
“Le norme sull’obbligo a 16 anni contenute nella finanziaria – osserva in sostanza il Cidi – danno infatti la possibilità ai ragazzi meno motivati allo studio, pur nell’ambito della lotta alla dispersione, di frequentare percorsi formativi esterni alla scuola”.
“La recente circolare sulle iscrizioni – si legge nel documento con cui il Cidi sta divulgando la notizia del Convegno del 20 gennaio – senza fare troppi giri di parole, lo dice con chiarezza, riproponendo un sistema che vede gli studenti “bravi” andare verso l’istruzione scolastica e quelli “deboli” al di fuori della scuola”.
Ma il Cidi sta già prospettando una soluzione: bisognerà che la scuola si attrezzi, gli insegnanti dovranno essere capaci di “accogliere e trattenere nel biennio della scuola superiore anche i ragazzi più difficili”.
“Un compito arduo – ammette il Cidi – che richiederà forte motivazione e tanto impegno da parte di tutti: della scuola, ma anche della politica e dell’amministrazione, dei sindacati e delle associazioni”.
Bisognerà insomma “cercare di guadagnare al biennio, da subito, tutti i ragazzi a fronte delle possibilità di percorsi non scolastici offerti ai soggetti più deboli”.
Il Cidi non si nasconde però che “il problema va affrontato anche incalzando tenacemente la politica nella speranza che i partiti dell’attuale maggioranza governativa trovino punti di incontro capaci di segnare realmente la discontinuità con la passata legislatura e perché nel giro di poco tempo introducano cambiamenti utili e produttivi per il nostro sistema scolastico”.
Intanto, in attesa che la politica inizi ad ascoltare le ragioni della scuola, il Cidi confida sul fatto che i docenti, e soprattutto quelli che operano nel biennio, riescano a dimostrare con i fatti l’inutilità dei “percorsi alternativi”.

Reginaldo Palermo

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