L’annuncio della ministra Fedeli sull’obbligo scolastico a 18 anni ha già suscitato molti commenti aprendo al tempo stesso alcuni problemi che andranno affrontati.
Sul fronte sindacale non c’è una posizione univoca.
Maddalena Gissi, segretaria nazionale Cisl Scuola, è chiara: “L’innalzamento dell’obbligo scolastico non è la priorità, sono più importanti i contenuti. Spero non ci sia la volontà di rimettere in gioco la scuola solo sotto un profilo di facciata: se dobbiamo guardare a riforme strutturali della scuola dobbiamo iniziare a parlare di programmi e cambiare non solo l’obbligatorietà ma anche i contenuti, avviando anche una strategia di formazione per il personale”.
La proposta della Fedeli piace invece molto alla Uil Scuola, il cui segretario nazionale Pino Turi afferma: “Ogni elemento che alzi l’obbligo scolastico non può che essere positivo, l’importante è che ci sia una effettiva crescita culturale”.
Ma Turi coglie anche l’occasione per parlare dei percorsi quadriennali: “Ci chiediamo come si può fare in 4 anni ciò che finora si faceva in 5: il problema è il riordino dei cicli. Va ridotto il numero delle materie, bisogna insomma avere il coraggio di rimodulare il progetto formativo. Non vorremmo che la sperimentazione si trasformi in una corsa ad ottenere risorse e basta”.
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Per Francesco Sinopoli, segretario nazionale Flc-Cgil, portare l’obbligo scolastico a 18 anni “sarebbe una scelta importante e giusta”; ma aggiunge: “Crediamo però che la ministra dell’Istruzione Valeria Fedeli, per essere coerente, avrebbe dovuto, prima di iniziare la semplice sperimentazione dei licei e degli istituti tecnici a 4 anni, avviare una riflessione sui cicli scolastici e sui bisogni reali della scuola rispetto agli obiettivi, che sono aumentare l’inclusione e superare le diseguaglianze, missione che peraltro la scuola dovrebbe sempre avere”.
Il “via libera” arriva anche dal presidente della Associazione nazionale presidi Giorgio Rembado: “Siamo d’accordo con l’innalzamento dell’obbligo scolastico a 18 anni proposto dalla ministra Fedeli ma chiediamo un reale potenziamento qualitativo dell’offerta formativa e non solo quantitativo. Per questo servono due condizioni fondamentali: interventi mirati sulla qualità dell’istruzione e una sempre maggiore autonomia scolastica che permetta agli istituti di realizzare curricula personalizzati per i singoli studenti”.
Per il momento, insomma, l’idea della Ministra piace senza entusiasmare troppo anche se finora nessuno è riuscito ancora a spiegare come sarà possibile estendere l’obbligo a 18 anni continuando però a mantenere la conclusione della secondaria di secondo grado a 19. Il nodo non è di poco conto e andrà affrontato seriamente.