Obbligo di mascherina a scuola nonostante la fine dello stato di emergenza? Bisogna fare un cambio di passo e non far pagare a bambini e ragazzi conseguenze maggiori di quello che hanno già pagato. Ad affermarlo i comitati romagnoli della Rete nazionale Scuola in Presenza.
Secondo i comitati si tratta dell’ennesimo trattamento discriminatorio riservato agli studenti italiani che hanno pagato più di altri coetanei europei il prezzo della lunga chiusura e di rigidissimi protocolli non applicati in altri paesi.
È stata scritta anche una lettera ai ministri Speranza e Bianchi specificando che l’obbligo di utilizzo delle mascherine a scuola ad oggi vige solo in Portogallo e Grecia, mentre negli altri Paesi europei è stata resa obbligatoria solo per periodi molto limitati, come ad esempio in Francia e in Belgio e addirittura non è mai stata utilizzata in posizione statica in Olanda, Svizzera, Austria, Svezia, Finlandia, Danimarca, Norvegia, Regno Unito e parte della Germania. In Spagna, la Catalogna ha eliminato l’obbligo dal 21 febbraio scorso.
In Italia secondo la Rete, il mantenimento dell’obbligo nelle aule non risponde a criteri scientifici che invece hanno confortato i governi di altri paesi grazie ai numerosi studi internazionali in base ai quali l’utilizzo delle mascherine a scuola non è associato a una minore incidenza e trasmissione del virus.
C’è poi un impatto negativo che deriva da ciò. Dalle ricerche nel Regno Unito emerge come molti bambini abbiano ritardi nello sviluppo sociale, emotivo e linguistico a causa della difficoltà di decodifica delle espressioni facciali impossibile per via dell’uso della mascherina negli adulti. Le capacità sociali e di costruzione dell’amicizia sono state influenzate negativamente.
Altre ricerche all’estero hanno dimostrato che l’uso prolungato di mascherine e del distanziamento fanno aumentare la paura in bambini e giovani, favoriscono la percezione del pericolo, trasmettendo l’idea sbagliata che le scuole non siano sicure.
Insomma, se non ci sarà un cambio di passo anche in Italia, si continuerà ad esporre gli studenti al pericoloso rischio di disturbi dell’ansia, dell’alimentazione, del sonno, disturbi psichiatrici, autolesionismo e a ideazione suicidaria, che è la causa più importante dell’incremento esponenziale dei ricoveri nei reparti di neuropsichiatria dove non ci sono spazi a sufficienza rispetto al fabbisogno esploso.