Non più dunque l’obbligo dei dieci vaccini, secondo la Legge Lorenzin, ma ”obbligo flessibile” , nuovo disegno di legge che punta a «rimodulare le disposizioni in materia di prevenzione vaccinale». Ma soprattutto a «promuovere la salute pubblica anche per proteggere chi ai vaccini non può sottoporsi».
Il Sole 24 Ore precisa che il governo starebbe puntando “(molto, non tutto) sull’educazione e l’informazione in materia di prevenzione vaccinale, che costituiscono Livello essenziale delle prestazioni assistenziali (Lea). Ma anche su un nuovo Piano vaccinale nazionale che ogni cinque anni individuerà e aggiornerà periodicamente gli standard minimi di qualità delle attività vaccinali, così come gli obiettivi da raggiungere su tutto il territorio nazionale”.
E se le Regioni non si adegueranno, perderanno la possibilità di accedere alla quota del Fondo sanitario nazionale che la nuova legge intende vincolare per la prevenzione vaccinale.
All’Anagrafe il Ddl giallo-verde destina 2,5 milioni di euro, più 185mila euro per la completa realizzazione nel 2018 e 80mila euro a partire dal 2019.
Sull’anagrafe vaccinale, del resto- precisa Il Sole- si reggerà il sistema di allerta che individuerà tempestivamente eventuali abbassamenti delle coperture che necessitino dei Piani straordinari d’intervento. Che potrebbero portare dritto al ripristino dell’obbligo. Flessibile, appunto.
E allora, vaccinare? Autocertificare? Prenotare? “In un dibattito estremamente confuso e finché non sarà abrogata, vale la legge Lorenzin. Cioè l’obbligo resta su dieci vaccinazioni: polio, difterite, tetano, epatite b, pertosse, Haemophilus influenzae di tipo b (obbligatorie sempre); più morbillo, rosolia, parotite, varicella (da sottoporre a valutazione triennale)”.
Sono esonerati i bambini immunizzati per effetto della malattia naturale o quelli che non possono vaccinarsi per particolari condizioni cliniche.
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