Su Il Secolo XIX c’è spazio per la lettera di una lettrice in merito alle parole della ministra dell’Istruzione, Valeria Fedeli, sull’innalzamento dell’obbligo scolastico a 18 anni. La lettrice, Silvana Campi, non si dice affatto d’accordo con la proposta. Secondo lei, invece, bisognerebbe curare la qualità dell’istruzione e insegnare nel vero senso della parola.
“50 anni fa, al termine del ciclo delle elementari, si esigeva che gli scolari scrivessero in modo corretto evitando errori ortografici o grammaticali, nonché dovevamo risolvere problemi che richiedevano capacità di ragionare. Oggi, purtroppo, ci sono laureati che commettono errori di ortografia grossolani. Lo si riscontra correggendo i saggi nei pubblici concorsi”.
Se la qualità della scuola fosse elevata abituando gli allievi al rigore e alla precisione nello studio, basterebbe che l’obbligo scolastico si protraesse fino a 15 anni. Far rimanere i ragazzi che non hanno più voglia di studiare fino a 18 non è una buona idea. Forse l’obiettivo della politica, secondo la lettrice, è un altro: “parcheggiare i ragazzi a scuola, poiché mancano le prospettive di occupazione”.
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