Nel momento in cui si profila un avvicendamento al vertice del Ministero dell’ Istruzione, intervistiamo il Dott. Francesco Sinopoli, Segretario Generale della Flc Cgil sulle attuali tematiche della politica sindacale e sul rinnovo del Contratto di Lavoro.
Il Dott. Sinopoli, 46 anni, dal dicembre del 2016 è alla guida della Flc Cgil, laureato in giurisprudenza, è dottore di ricerca in diritto del lavoro e delle relazioni industriali.
Esperto di lavoro precario atipico, ha scritto saggi e articoli sui temi del lavoro, delle relazioni industriali, delle politiche dell’istruzione e della ricerca.
Dott. Sinopoli, Ministro tecnico o politico all’Istruzione? Quale dovrebbe essere, a suo parere, il profilo politico-programmatico del nuovo Ministro?
Occorre un Ministro che abbia una forte conoscenza del mondo della scuola e che abbia chiari orientamenti politici sul ruolo dell’istruzione nel nostro Paese. Per noi ciò significa avere ben precisi quattro pilastri da cui derivano le scelte successive: unitarietà del sistema di istruzione e abbandono definitivo del progetto di autonomia differenziata in qualsiasi forma si riproponga, comprese le forme di regionalismo strisciante che si nascondono nelle scelte di presidenti di Regione come Emiliano in Puglia, che demandando alle famiglie la scelta sulla presenza in classe, trasforma la scuola in un servizio a domanda individuale.
Sull’istruzione auspichiamo una visione nazionale. Impegno per il progressivo ampliamento dell’obbligo scolastico che per noi a regime deve andare dai 3 ad almeno i 18 anni, contrarietà a qualsiasi tentativo di privatizzazione di parti del sistema e centralità dell’intervento dello Stato a garanzia dei principi costituzionali di uguaglianza formale e sostanziale nell’accesso ai a tutti i livelli dell’istruzione, impegno a incrementare significativamente gli investimenti sulla scuola (per la FLC CGIL occorre aumentare in un lasso di tempo ragionevolmente breve di un punto di PIL le risorse, pari a 17/18 miliardi annui).
Con le risorse presenti in Legge di Bilancio, si preannuncia ancora una volta un contratto di basso profilo dal punto di vista economico a fronte di un incremento degli oneri oggi richiesti a insegnanti e ATA. Per la parte normativa si teme per i docenti l’introduzione del telelavoro, ora limitato con il CCNI alla sola fase pandemica. Quali sono le richieste della FLC e soprattutto dove trovare risorse per gli aumenti contrattuali?
Le risorse complessive stanziate per i rinnovi contrattuali sono ancora insufficienti. Per la scuola ciò comporta un aumento degli stipendi di 82 euro medi mensili lordi (ancora meno considerando l’IVC già in godimento che verrebbe riassorbita), ben lontano da quell’aumento a “tre cifre” da tempo promesso.
È necessaria un’intesa complessiva tra governo e sindacati sul sistema della conoscenza e sulla scuola in particolare che preveda investimenti, sviluppi di sistema e risorse, da cui far discendere provvedimenti con specifici finanziamenti finalizzati in primo luogo a incrementare le retribuzioni dei lavoratori, ivi compreso la defiscalizzazione di tali aumenti. Nel nuovo contratto è necessaria una profonda revisione normativa al fine di sburocratizzare il lavoro ma, soprattutto, per proseguire l’opera di riequilibrio fra legge e contratto, rafforzare gli ambiti della contrattazione, avanzare verso nuovi diritti e opportunità soprattutto nella parificazione tra lavoratori a tempo indeterminato e tempo determinato.
La DaD/Did dovrà trovare una propria regolamentazione nel prossimo CCNL, ma nell’ambito di una precisa linea programmatica: essa rimane didattica emergenziale mentre l’attività didattica in presenza è quella ordinaria.
Noi pensiamo che la didattica digitale integrata, per come si è sviluppata in questi mesi di lockdown o di sospensione delle attività in presenza, non abbia, e non debba avere, spazio in una situazione ordinaria in cui le attività si svolgono in presenza. Noi non ci opponiamo, a prescindere, all’utilizzo delle nuove tecnologie. Al contrario, ordinariamente l’utilizzo delle nuove tecnologie dovrà essere finalizzato soprattutto al miglioramento dell’efficacia dell’azione didattica in presenza, ma mai pensato come suo succedaneo.
Cosa chiederete al nuovo Ministro sugli organici dei docenti e degli ATA e sul reclutamento per il prossimo anno scolastico?
Impegno ad eliminare le norme della Gelmini sulla modalità di costituzione degli organici dei docenti e degli ATA, cancellazione dell’anacronistica divaricazione tra organico di diritto e organico di fatto che nel sostegno assume dimensioni al tempo stesso enormi e assurde, stabilizzazione dei posti di sostegno in deroga, superamento delle norme che consentono la costituzione di scuole con un numero spropositato di studenti e plessi.
Come FLC abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere un cambio di rotta sul tema del reclutamento: a fronte della situazione di difficoltà vissuta dalla scuola è necessario adottare misure in grado di garantire la copertura di tutti i posti vacanti entro settembre è necessario investire sulla formazione come chiave per valorizzare l’esperienza di tanti docenti precari che lavorano nella scuola da anni con percorsi di stabilizzazione semplici e incentrati sulla formazione abilitante (procedure per titoli + formazione + prova orale)
Blocco quinquennale della mobilità tout court per i neo assunti, introdotto con la Legge 159/2019, facendo un’incursione in una materia peraltro pattizia, qual è la posizione del suo sindacato, anche perché tale blocco ha fatto fallire istituti, in sé apprezzabili, come la call veloce?
Abbiamo contestato in tutte le sedi anche azionando il contenzioso, questa odiosa disposizione. La nostra richiesta è semplice: riportare la materia nell’alveo della contrattazione che per noi è l’ambito più idoneo per affrontare e coniugare il diritto alla continuità didattica con i diritti dei lavoratori della scuola. Per questo chiederemo il superamento della norma che ha sottratto al contratto il tema dei vincoli temporali di sede per i neo immessi in ruolo.
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