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Obbligo scolastico dai 3 anni. Aprea (Forza Italia): solo se si garantisce piena parità con le scuole non statali, le difenderemo fino alla fine

Perché no all’obbligo scolastico dai 3 anni? Valentina Aprea, responsabile scuola di Forza Italia, nell’appuntamento di Tecnica della Scuola Live dedicato alle elezioni 2022, torna ad attaccare la proposta dei Dem di Enrico Letta in fatto di obbligo scolastico, definendola anacronistica.

“Noi abbiamo a cuore la sussidiarietà – esordisce la componente della commissione Cultura e Istruzione alla Camera -. Questi spazi che ancora vengono gestiti da grandi tradizioni che non hanno a che fare con lo Stato saranno difesi da noi fino alla fine, perché non è possibile pensare di avere un unico gestore del settore educativo nel 2022, dove la differenziazione valoriale prima ancora che educativa, merita attenzione. Attenzione a usare le parole obbligo e statale perché non è più tempo”.

“Noi siamo a favore della generalizzazione – continua – i servizi devono essere al 100% nel nostro Paese, ma le famiglie devono scegliere se utilizzare un servizio statale o non statale. Il problema – chiarisce – è che quando di parla di obbligo si intende un servizio statale con insegnanti statali, ma non è così che si può affrontare il problema dei servizi quando si parla di infanzia. Soprattutto sulle libertà, le famiglie sono sensibili, in particolare sulle scelte educative, soprattutto quando si parla di bambini”.

E quando una lettrice della Tecnica della Scuola osserva che “l’obbligo scolastico non è errato” e che “è auspicabile che i bambini abbiano esperienze sociali e scolastiche nei primi anni di vita per una buona crescita, anche a detta di grandi pedagogisti e psicologi,” Valentina Aprea chiarisce il suo punto di vista: “Io ero dirigente scolastica, mi sono battuta per l’apertura di sezioni dell’infanzia, ma un conto è l’offerta al 100% dei servizi e un conto è il gestore, quindi se lo Stato vuole fare questo deve garantire anche la piena parità delle scuole non statali, paritarie, accreditate e scelte dalle famiglie“.

E anche sul tema dell’obbligo fino a 18 anni, la componente della Commissione Cultura e Istruzione è molto critica temendo che quando si parla di obbligo scolastico si intenda l’Istruzione formale e si tagli fuori la formazione professionale. “Altrimenti avrebbero parlato di obbligo formativo,” precisa ribadendo il suo no al percorso unico, e il suo sostegno al percorso duale fatto di obbligo scolastico e obbligo formativo. “Noi dal 2003 con la legge 53 abbiamo introdotto il diritto dovere all’istruzione e alla formazione professionale entro i 18 anni. Un ragazzo deve avere o concluso gli studi formali o avere conseguito una qualifica professionale”. E così deve rimanere, secondo la deputata di Forza Italia.

“L’istruzione professionale statale quinquennale ha livelli elevatissimi di dispersione scolastica – contesta – e produce competenze bassissime. Sono 70 anni che il sistema statale mostra criticità e oggi abbiamo le evidenze”.

Replica Irene Manzi, responsabile scuola del Pd: “Il Partito democratico ha parlato di aumento dell’obbligo ma in chiave armonizzata con i percorsi di istruzione e formazione professionale, quindi nessun’abolizione dell’obbligo formativo,” rassicura.

Carla Virzì

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