Enrico Letta, segretario Dem, è tornato sul tema dell’obbligo scolastico partire dai tre anni di età, quindi dalla scuola dell’infanzia, ma non dal nido, ha chiarito il leader del Pd, rispondendo alle critiche di questi ultimi giorni che lo accusano di proporre un’idea sovietica (parole della ministra per il Sud e la Coesione sociale Mara Carfagna), da comunismo novecentesco, rincara Valentina Aprea, deputata di Forza Italia.
Una polemica nata da un uso approssimativo della terminologia scolastica, probabilmente, per via del fatto che da subito il Partito democratico ha parlato di asilo obbligatorio, quando, in termini tecnici – gli addetti ai lavori lo sanno – per asilo si intende il nido, mentre la scuola 3-5 o 3-6 anni è detta scuola dell’infanzia.
Il ministero infatti chiarisce: “La scuola dell’infanzia fa parte del Sistema integrato di educazione e di istruzione dalla nascita ai sei anni ed è il primo gradino del percorso di istruzione, ha durata triennale, non è obbligatoria ed è aperta a tutte le bambine e i bambini di età compresa fra i tre e i cinque anni”. L’intero ciclo, invece, è definito sistema integrato 0-6 anni.
Precisati i termini formali del confronto tra i partiti, nel merito il segretario dem ribadisce anche in queste ore che “estendere l’obbligo scolastico vuol dire aiutare le famiglie, formare meglio e di più i nostri figli, dare maggiore centralità al sistema scolastico, estendere la gratuità e lottare contro le disuguaglianze. Investire in Istruzione vuol dire rendere un Paese migliore”. Lo ha dichiarato ieri, 25 agosto, a Modena, e lo ha rilanciato sul proprio profilo Twitter.
“Troppi bambini non vanno a scuola da piccoli – continua Enrico Letta – e le disuguaglianze cominciano così. Nessun destino è già scritto, diamo ai più piccoli la possibilità di farcela,” conclude.
Sul tema interviene anche la responsabile Scuola del Pd, Irene Manzi, che sull’ipotesi di obbligo scolastico dai 3 anni propone un incontro con lo stesso mondo della scuola, da svolgersi al più presto: con tutti i soggetti che si occupano del sistema integrato 0/6, dalle scuole statali alle paritarie, agli enti locali. “Riteniamo fondamentale confrontarci con chi svolge un servizio educativo indispensabile in molti territori del nostro Paese,” scrive in una nota. “Siamo pronti a confrontarci per dare forza e concretezza a un’idea che può far crescere il Paese e dare opportunità ai più giovani”.
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