Obbligo scolastico fino a 18 anni, forse ora i tempi sono maturi

Allargare lo studio delle discipline economiche e giuridiche a tutti i bienni superiori e innalzare l’obbligo scolastico fino alla maggiore età: la doppia richiesta è contenuta in una proposta di legge presentata il 9 luglio al Senato dal senatore del Pd Roberto Ruta, che è anche insegnante, e sottoscritta da alcuni senatori dello stesso Partito democratico.
L’idea di portare a Palazzo Madama il ddl nasce da un appello promosso nel 2009 dal professor Franco Labella: in quell’occasione fu sottoscritto da migliaia di docenti della scuola e universitari, oltre che da diverse personalità di rilievo. Tra cui Stefano Rodotà, Alessandro Pace, Moni Ovadia. Ma in quell’occasione la proposta rimase inascoltata, sia dall’allora ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini, sia dalla maggioranza politica di centro-destra. Ora, con un Governo dalle rappresentanze trasversali, il Partito democratico ci riprova.
“Bisogna dare agli studenti strumenti di conoscenze e di competenze idonee ad aumentare la capacità critica – ha spiegato il senatore democratico, primo firmatario del ddl – per consentirgli di avere una migliore comprensione della realtà sociale e politica odierna e metterli in condizioni di partecipare in maniera responsabile alla vita dello Stato. Il ddl riprende a pieno quella proposta – conclude Ruta – perché eliminare dal piano di studi il diritto e l’economia mi sembra una scelta del tutto non europea, soprattutto se consideriamo che lo studio di discipline giuridiche ed economiche è una costante nei piani di studio delle scuole superiori degli altri paesi dell’Ue”.
Quante possibilità vi sono che la proposta possa tramutarsi in una legge dello Stato. Come al solito, dipende dalla volontà politica. Che dovrà essere particolarmente forte. La scuola superiore italiana, infatti, è stata riformata da poco tempo: basti pensare che con l’avvio dell’a.s. 2013/14 entrerà in vigore al quarto. Con il quinto anno che conterrà anche programmi e orari del vecchio ordinamento. È difficile, quindi, che possa essere rivista facilmente. A meno che non si decida di introdurre la materia all’interno di un’altra. Come è accaduto per lo studio della Costituzione italiana.
Anche per quanto riguarda la proroga dell’obbligo scolastico fino ai 18 anni degli studenti le speranze non sono tante: anche se il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, ha messo tra le priorità del suo mandato quella di combattere la dispersione scolastica, un provvedimento di questo genere comporterebbe, infatti, un impegno economico non così trascurabile. E in tempi di “magra” come quello che stiamo vivendo può diventare una richiesta davvero improbabile. Ma non più impossibile.
Alessandro Giuliani

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