Mentre in Italia ci si interroga su come ridurre l’alta percentuale di abbandoni scolastici, in Francia si passa ai fatti e si annuncia l’obbligo fino a 18 anni.
“Sarà uno dei punti forti del programma del Partito socialista di François Hollande nelle presidenziali della prossima primavera. Lo ha svelato la ministra dell’Educazione nazionale Najat Valaud-Belkacem”, scrive il 22 settembre Il Corriere della Sera.
C’è il sospetto che “l’innalzamento dai 16 a 18 anni resti un buon proposito della campagna” del presidente uscente. Ma per il momento, la dichiarazione della ministra ha il pregio di aprire il dibattito in Francia sull’abbandono scolastico, che ha cifre invidiabili per la realtà italiana, e anche sulla riforma dei cicli scolastici.
La ministra ha scelto twitter per svelare il suo piano lo scorso week end: «Proporrò di estendere l’obbligo scolastico dai 3 ai 18 anni». Oggi in Francia l’obbligo è dai 6 ai 16 ma il 92 per cento degli studenti a 17 anni è ancora sui banchi, mentre la percentuale dei 18enni scende drasticamente al 77 per cento.
E in Italia: siamo fermi a circa il 17 per cento di abbandoni, molto lontani da quel 10 per cento indicato a Lisbona ormai tre lustri fa. Ci sono punte, al Sud, come la provincia di Caltanissetta, dove a lasciare i banchi prima del tempo sono oltre il 40 per cento dei giovani. Ogni tanto, il ministro dell’Istruzione di turno annuncia l’intenzione di elevare l’obbligo: i troppi costi, però, fanno naufragare la proposta. Tanto è vero che per evitare spese eccessive per le casse dello Stato, l’attuale responsabile del Miur, Stefania Giannini, ha in più di un’occasione proposto di ridurre di un anno il percorso formativo. Fermandolo proprio a 18 anni.
Dovrebbe far riflettere, pertanto, se un Paese a noi vicino, quale è quello transalpino, dove il tasso di dispersione e di abbandono degli studi prima del tempo è meno della metà del nostro, si sta valutando seriamente di innalzare la soglia dell’obbligo scolastico.
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