Sta dando buoni risultati, secondo il Ministero della Pubblica Istruzione, la legge sul nuovo obbligo scolastico: lo confermano i dati forniti nei giorni scorsi dallo stesso Ministero nell’ambito del Forum nazionale della Pubblica Amministrazione.
Le novità introdotte dalla legge n. 9 del 1999 sembrano essere state interpretate e recepite dalle scuole come una opportunità per combattere in modo più efficace il tasso di insuccesso che fisiologicamente caratterizza il primo anno di scuola secondaria superiore.
L’indagine ha interessato tutti gli iscritti al primo anno di scuola superiore nell’anno scolastico 1999/2000; i dati raccolti riguardano quasi 2.500 scuole (l’80% delle scuole superiori del Paese) e poco meno di 400mila studenti (il 68% del totale).
Di questi, quasi 48mila (pari al 12%) si sono iscritti dopo l’entrata in vigore della legge e pertanto si possono considerare "i nuovi obbligati": ragazzi e ragazze che – in mancanza della legge – quasi certamente non avrebbero messo mai più piede in un’aula scolastica. L’indagine ha preso in esame anche il rendimento scolastico degli studenti iscritti prima dell’entrata in vigore della legge (350mila in tutto) e di quelli iscrittisi dopo (48mila, come si è detto); in questo caso i dati non sono molto confortanti, poiché le percentuali di promossi alla classe successiva sono sensibilmente diverse fra i due gruppi: l’82% degli studenti iscrittisi prima del 25 gennaio 1999 (data di entrata in vigore della legge) sono stati promossi, mentre nel secondo gruppo la percentuale scende al 72%.
In ogni caso dei 48mila studenti "recuperati" all’obbligo scolastico, ben 38.500 hanno deciso poi di frequentare ancora la scuola.
"Ma, evidentemente – sottolineano gli esperti del Ministero che hanno condotto la ricerca – la strada intrapresa nelle scuole superiori, anche se portatrice di fondati elementi di successo, non basta da sola a ridurre drasticamente questo fenomeno".
"É necessario, allora – concludono – realizzare maggiori sinergie tra la scuola media e quella superiore, successivamente tra quella di base e la secondaria, per progettare interventi che potremmo definire di prevenzione".
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