Nella conferenza stampa di ieri 2 settembre, il presidente del Consiglio Mario Draghi ha indicato la direzione intrapresa dal Governo in fatto di campagna vaccinale anti Covid: il Paese si muove verso l’obbligo, a partire dalla estensione del Green pass.
Obiettivo: portare l’attuale 70% di popolazione completamente vaccinata (dal report del ministero della Salute aggiornato al 3 settembre, con 38.284.063 persone alla seconda dose già effettuata) in scalata fino all’80% entro la fine di settembre.
Draghi, inoltre, ha fatto intendere che sull’obbligo del vaccino si attende un via libera: quello di Ema e Aifa, che dovranno esprimersi sui vaccini non più in termini di farmaci emergenziali ma ordinari, come avvenuto già per Pfizer da parte dell’Fda, l’autorità statunitense del farmaco.
Sul tema dell’obbligo vaccinale è intervenuto anche il virologo Giorgio Palù, presidente dell’Agenzia italiana del farmaco Aifa: “È sicuramente un’opzione – ha dichiarato il presidente -. Esiste già l’obbligo vaccinale in Italia per 11 vaccini”. E chiarisce: “Va deciso con una legge ordinaria del Parlamento, quindi c’è bisogno di un tempo parlamentare necessario”.
Così a Sky Tg24, commentando l’ipotesi di obbligo messa in campo da Mario Draghi.
Si tratterebbe, insomma, di uno scenario verosimile. “Quello del presidente del Consiglio – ha continuato Palù – è un sì che apre a un’ipotesi di lavoro”. Se anche l’obbligo dovesse arrivare dopo Natale “certamente, sarebbe ancora utile“.
“Ricordiamo, vorrei segnalarlo ancora una volta – ha sottolineato il numero uno dell’ente regolatorio nazionale – che tra gli over 50 abbiamo più di 4 milioni che non si vaccinano: non solo no vax, ma anche esitanti”. E siccome i rischi maggiori connessi all’infezione da Sars-CoV-2, in termini di “morbosità e anche mortalità”, iniziano proprio da quella fascia d’età, sarebbe positivo riuscire a “mettere al sicuro questi soggetti” seppur con una “coercizione”.
Come hanno riferito più presidenti di Regione in queste ultime settimane, anche il presidente Aifa ha ricordato che “il 90% dei ricoveri riguarda i non vaccinati, e in terapia intensiva il 95% sono non vaccinati“.
L’obbligatorietà potrebbe iniziare dal personale del settore pubblico: oltre a medici e sanitari, insegnanti e forze dell’ordine, come da confronto che avviene in molti altri Paesi, ipotizza Giorgio Palù. “L’articolo 2 della Costituzione – ha rimarcato – ammette sì il diritto di rifiutare le cure, ma commisurato alle necessità della collettività”, ossia “fatti salvi i doveri politici, economici e sociali, che vuol dire salvaguardare i più deboli. Il che corrisponde anche a principi bioetici di giustizia e responsabilità”.
Insomma, così come dagli insegnanti e dalle forze dell’ordine l’inverno scorso si era partiti con l’implementazione di corsie preferenziali, subito dopo il personale medico e i fragili, anche l’obbligo potrebbe partire dalle stesse categorie, sebbene – ricordiamolo – la classe docente abbia già superato il 90% di popolazione vaccinata, un dato superiore molte altre categorie. Lo ha ricordato anche il presidente Draghi.
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