Tra le novità introdotte dal Consiglio dei ministri di ieri, 24 novembre, e comunicate in conferenza stampa dal premier Mario Draghi e dal ministro della salute Roberto Speranza, c’è l’obbligo vaccinale esteso ad altre categorie come le forze dell’ordine, il resto del personale sanitario che non era coinvolto e tutto il comparto scolastico.
Di inserire l’obbligo nel mondo della scuola se ne parlava già da tempo, ma adesso è diventato realtà. Quella della scuola è in realtà una categoria che ha dato l’esempio. Lo confermano i numeri che pochi giorni fa il ministro dell’istruzione Patrizio Bianchi ha dato. Quasi il 95% del personale della scuola, a livello nazionale, ha avuto la prima dose e il 92% la seconda. Percentuali altissime, alimentate anche dall’obbligo del Green pass negli istituti dall’inizio dell’anno scolastico.
Tuttavia, adesso anche quel 5% (circa 90mila tra docenti e Ata) dal 15 dicembre sarà costretto a provvedere al vaccino, e non potrà più continuare ad accedere con gli esiti negativi dei tamponi. Una decisione, quella del Governo, mirata alle categorie più a contatto con le persone. Nel caso delle scuole, docenti e personale Ata, lo sono con gli studenti, dai più piccoli ai più grandi. Proprio questi ultimi hanno una grande percentuale di vaccinati, l’80% tra i 16 e i 18 anni, ma c’è anche un confortante 60% tra i 12 e i 16 anni.
Per gli studenti, lo ricordiamo, tutto invariato e nessun obbligo di somministrazione. Nel frattempo nel mese di dicembre si aprirà, dopo il parere favorevole dell’Ema, la vaccinazione per la fascia 5-11 anni.
Con questa scelta, si conferma l’obiettivo del Governo e delle Regioni, di ridurre i contagi, ed evitare il più possibile la Dad. Un tentativo già lanciato col protocollo uscito qualche settimana fa, seppur ancora con qualche criticità come sottolineano i presidi.
E così, mentre molti docenti e lavoratori Ata saranno impegnati nella somministrazione della terza dose, ci sarà anche chi si sottoporrà alla prima.
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