Avviare “una seria riflessione” sui gruppi WhatsApp tra i genitori degli alunni: lo chiede il dirigente scolastico a capo di un istituto comprensivo della provincia di Firenze.
Il dirigente scolastico si chiama Marco Panti e dirige la scuola Antonino Caponnetto di Bagno a Ripoli. Attraverso una circolare, diffusa alla stampa, intitolata ‘Riflessioni sulle comunicazioni dei gruppi whatsapp’ dei genitori degli alunni, non le manda a dire: la chat risultano “un facile mezzo di diffusione di informazioni veloci e sintetiche”, non “il surrogato del sano, approfondito e insostituibile contatto relazionale umano, sempre necessario nel confronto sugli argomenti complessi e delicati della scuola”.
Secondo il ds, siamo sempre più spesso dinanzi ad un “fenomeno ormai diffusissimo” già “nelle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado”, ma pure “nel nostro Istituto” e in “tutto il Paese”.
Sono certamente “innegabili” i vantaggi della tecnologia, ma “alcune sfaccettature del suo utilizzo uso vanno accuratamente meditate”.
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Ecco i comportamenti che secondo il preside andrebbero evitati. Ad iniziare da quelli che interferiscono nella didattica e nell’educazione scolastica: i gruppi WhatsApp dei genitori – scrive il ds – finiscono per sollevare i figli dalle responsabilità, laddove portano soccorso se “un bambino dimentica di scrivere sul diario i compiti, non sa come risolvere un problema, non ha preso appunti“.
“Il problema – continua – sarà fatto senza sforzo” e così sarà evitata “ogni visibile impreparazione in classe per non aver studiato”; però concentrarsi “su un problema serve a imparare a risolverlo e prendere un giudizio di impreparato a stare attenti in classe e a segnare i compiti“. Per questo motivo, prendere nota dei compiti da svolgere a casa deve rimanere una prerogativa dell’allievo.
Il preside poi sposta il discorso sui commenti “facili” dei genitori verso l’operato dei docenti. E la fa, puntando il dito sulle “sconcertanti comparazioni dei voti tramite il gruppo WhatsApp dei genitori”.
Poi, Panti se la prende con le “ancora più pesanti” situazioni di giudizio sulle “possibili iniziative disciplinari degli insegnanti, con interventi che rimbalzano da un cellulare all’altro in un crescendo quasi sempre di negatività e di contestazione unilaterale”.
Il dirigente conclude la sua disamina, sottolineando i danni che i gruppi WhatsApp dei genitori possono creare “quando si apre una discussione su un argomento serio”, col rischio che “se all’inizio si parlava di fischi, alla fine si parlerà di fiaschi, alzando di passaggio in passaggio il tono, e nessuno andrà a ritroso per ricostruire l’oggetto iniziale del confronto“.
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