Buone notizie per il lavoro in Italia, ma solo in apparenza: il il numero di occupati ha infatti raggiunto il top dal 1977, il tasso di disoccupazione risulta in calo per via dell’aumento dell’occupazione giovanile. A dirlo sono i dati Istat sul mercato del lavoro relativi al mese di novembre, pubblicati il 9 gennaio. Il Pd esulta, ma a ben vedere il 90% sono non sono soluzioni lavorative di lunga durata. Infatti, si tratta in larga parte di occupazioni a tempo determinato o basate su contratti atipici.
Inoltre, il tasso di disoccupazione è vero che cala all’11%, al livello più basso da settembre 2012, ma rimane sempre il peggiore d’Europa, dopo Grecia e Spagna.
In Italia, a novembre l’occupazione è cresciuta di 65.000 unità su ottobre e di 345.000 sull’anno precedente: è aumentata in particolare l’occupazione dipendente (+497.000) con un boom di quella a termine (+450.000) rispetto a quella a tempo indeterminato (+48.000) mentre sono diminuiti gli indipendenti (-152.000).
Si confermano le tendenze emerse negli ultimi anni sulla crescita dell’occupazione degli “anta”: soprattutto a causa del cambiamento demografico e della stretta sull’accesso alla pensione. Gli occupati over 50 sono ormai 8,3 milioni, 396.000 in più rispetto a novembre 2016 ma circa 2,8 milioni in più rispetto a novembre 2007. La disoccupazione dei giovani fino ai 24 anni scende al 32,7%, ai minimi da gennaio 2012 e cresce l’occupazione, ma se si guarda all’insieme degli under 35 lavorano poco più di 5,1 milioni di persone a fronte degli oltre sette milioni che erano in questa fascia di età nel 2007.
Per gli analisti, appare esaurita con la riduzione degli incentivi la spinta all’assunzione a tempo indeterminato. Durante il 2018 peraltro andranno a scadenza gli incentivi contributivi dati per tre anni per le assunzioni a tempo indeterminato fatte nel 2015 e bisognerà capire quanti di questi rapporti di lavoro resisteranno alla fine dello “sconto”.
Secondo il premier, Paolo Gentiloni, “il numero di occupati ha raggiunto il livello più alto da 40 anni si può e si deve fare ancora meglio. Servono più che mai impegno e serietà, non certo una girandola di illusioni”.
Per l’ex premier Matteo Renzi, “in campagna elettorale contano i risultati non le promesse. Ci sono 1.029.000 posti di lavoro in più dal febbraio 2014. Il JobsAct funziona”.
Anche Confindustria spende parole positive e che chiede di non smontare le riforme.
Particolarmente severo è il giudizio del M5S, che attraverso i portavoce in Commissione Lavoro di Camera e Senato parla di ” vergognosa la manipolazione dei dati Istat che ogni mese fa il Pd per cercare di nascondere la verità, ovvero, che a crescere sono ormai solo i posti di lavoro a termine. Nell’ultimo anno, da novembre 2016 a novembre 2017, il 90,5% dei nuovi occupati è stato assunto con un contratto precario. Se l’obiettivo del Pd era, quindi, quello di eliminare la stabilità del posto del lavoro, ci sono riusciti”.
“Il calo della disoccupazione, infatti, è dovuto all’aumento degli inattivi e all’emigrazione all’estero dei nostri giovani. Nel primo caso si tratta di 36 mila 15-24enni che hanno smesso di cercare lavoro perché scoraggiati e nel secondo caso migliaia di studenti formati dalle nostre scuole e università che sono fuggiti dall’Italia mettendo i loro cervelli a disposizione di altri Paesi”.
“A gonfiare il dato dei nuovi occupati sono una miriade di part-time involontari, contratti a termine e in somministrazione, cittadini che lavorano poche ore a settimana e qualche volta anche 1 sola ora, come ha riconosciuto lo stesso Istat. È lavoro, questo?”, si chiedono dal M5S.
Anche Liberi e Eguali si sofferma sulla crescita del lavoro a termine, rispetto a quello a tempo determinato: “il vero record è la precarietà” dice Pippo Civati. E pure la segretaria generale delle Cgil, Susanna Camusso, parla di precarizzazione del lavoro con un “ennesimo boom dei contratti a termine”.
Segnali positivi arrivano dalle donne che con un tasso di occupazione al 49,2% sono al livello più alto di sempre in Italia (ma ancora molto distanti dai livelli medi europei). Nel complesso i disoccupati sono ancora oltre 2,85 milioni con un calo di di 243.000 unità su novembre 2016.
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