Si continua a parlare dell’occupazione del liceo Torquato Tasso di Roma da parte di alcuni studenti. L’edificio ha all’interno diversi alunni dalla serata di lunedì 14 novembre.
Gli studenti hanno sottolineato come il loro intento sia quello di trasformare davvero la propria scuola e che l’occupazione non è soltanto un momento di trasgressione, ma un espediente per portare a galla le problematiche che vivono in questo presente fatto di incertezze.
Riportiamo di seguito la lettera scritta dai ragazzi del Collettivo politico Tasso – Roma, pubblicato su L’Espresso.
“Noi studentesse e studenti del liceo Torquato Tasso di Roma abbiamo occupato il nostro istituto. Le ragioni, le critiche, la nostra idea di società e di scuola sono qui di seguito estratte dal manifesto e dalla lettera aperta che abbiamo scritto perché vorremmo vivere istituzioni scolastiche democratiche, egualitarie, in cui gli studenti si sentissero apprezzati. Luoghi che insegnino ad amare il vivere in società e che si preoccupino di sviluppare una nuova eticità.
Perché siamo noi che dobbiamo costruire una società senza ipocrisie, che innovi. Una società libera da pregiudizi, inclusiva, aperta, progressista. Non crediamoci eredi del futuro, dobbiamo essere i protagonisti del presente. E l’istituzione promotrice di questa consapevolezza deve essere la scuola.
Abbiamo assistito a riforme che hanno parzialmente smantellato la scuola pubblica, i governi non hanno mai specificato quale compito sociale spettasse all’istruzione. Fatta eccezione per la valutazione sulla base del merito che evidenzia l’incapacità o la non-volontà dei partiti di proporre un’idea di Paese fondata sull’uguaglianza: il merito elitarizza, eleva i migliori, cioè i più facoltosi, e lascia indietro la maggioranza.
La scuola, invece, dovrebbe massificare, stimolare il pensiero critico, e non basarsi sulla sola valutazione delle nozioni. L’aziendalizzazione degli istituti va nella direzione contraria. Contro un sistema classista chiediamo gratuità dei libri di testo per i redditi più bassi, il miglioramento del trasporto pubblico e massicci investimenti, una riforma dell’esame di maturità che valorizzi il ragazzo e il suo percorso di studi, un ripensamento dei programmi perché è impensabile non studiare la storia del Novecento o, in letteratura, importanti autori che trattano la contemporaneità.
Nelle scuole devono esserci programmi che abbattano i tabù sessuali e che salvaguardino la salute psicologica e fisica degli studenti. Anche il ruolo del docente deve essere rivalutato, tenendo conto dell’enorme potere sociale di cui dispone.
L’assenza di un’istituzione scolastica moderna è una delle cause dell’impoverimento culturale di questo Paese. Intervenire significa vederne gli effetti tra almeno dieci anni. È una scelta di democrazia che dobbiamo fare ora.
Ci rivolgiamo anche a chi pensa all’occupazione come un atto contro il diritto all’istruzione. Sul piano giuridico non c’è nulla che possa difenderci ma il modello attuale di scuola manca di un reale valore sociale. Probabilmente a noi che frequentiamo uno dei migliori licei di Roma permetterà di realizzare le nostre aspirazioni, ma saremo in grado di avviare una rivoluzione culturale se educati a divenire parte del sistema che vogliamo stravolgere? È antidemocratico disinteressarci della maggioranza delle realtà scolastiche che sono inadatte a coinvolgere gli studenti, a rendere le future generazioni libere di fare della vita una loro scelta.
Concludiamo, quindi, con una domanda: è così grave che per una settimana gli spazi del liceo Tasso vengano gestiti da studenti che si fanno carico di responsabilità di cui mai ci avete reso protagonisti? Che la didattica frontale sia sostituita da corsi organizzati dagli alunni? È così grave avere, per una settimana, la possibilità di aggregarci e socializzare come mai ci è permesso da questa compulsiva quotidianità?”