Occupazione, per potenziare i tirocini il Governo taglia i fondi per i docenti
Sembra trasformarsi in un inaspettato boomerang il piano di tirocini extracurricolari per gli istituti tecnici e professionali, incluso nel decreto occupazione, annunciato dal ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, nel corso di una conferenza stampa Palazzo Chigi (a cui ha fatto seguito un comunicato riportato sul sito del Miur in cui il Ministro “esprime soddisfazione per i provvedimenti che riguardano scuola e università varati dal Consiglio dei ministri” all’interno del decreto legge sul lavoro) tenuta il 26 giugno. “Andrà ad incidere sul quarto anno di scuola secondaria superiore e include la possibilità di svolgere tirocini fuori dalla scuola sempre in collaborazione con le imprese”, ha spiegato con una certa soddisfazione il responsabile del Miur.
Viene da chiedersi se qualcuno dello staff ministeriale abbia detto alla Carrozza che nella bozza del decreto legge sul lavoro, in particolare nell’art. 5 (disposizioni in materia di istruzione e formazione), comma 5, è riportato che per il reperimento delle risorse a sostegno del progetto vengono indicati dei fondi inizialmente destinati al personale scolastico: ‘agli oneri derivanti dall’attuazione del comma 1 (del medesimo articolo) si provvede mediante riduzione del fondo di cui all’articolo 64, comma 9, del decreto legge 25 giugno 2008, n. 112, con modificazioni , dalla legge 6 agosto 2008, n. 133, per euro 7,6 milioni a decorrere dall’anno 2014’.
Cosa significhi lo hanno presto spiegato i leader dei sindacati. Prima ci ha pensato il segretario generale della Uil scuola, Massimo Di Menna: “dopo i proclami, le misure concrete prendono altre strade. 7,6 milioni di euro destinati alla ‘valorizzazione e alla sviluppo professionale della carriera del personale della scuola’, verrebbero tolti – afferma il sindacalista – alla retribuzione degli insegnanti per finanziare interventi previsti dal decreto. La legge di riferimento – a voler entrare nelle conseguenze concrete del comma in questione – spiega Di Menna – è quella che destina i fondi per la professionalità dei docenti. Ci troveremmo quindi, di fronte a una decisione che,ancora una volta, riduce le risorse agli insegnanti mentre se ne loda la centralità. Il Ministro Carrozza – conclude il segretario generale della Uil Scuola – è chiamato a chiarire questo aspetto che se venisse confermato porterebbe inevitabilmente a un contrasto forte tra il mondo della scuola e il Governo. Contrasto del quale il Paese non ha assolutamente bisogno”.
Qualche minuto e arriva anche la bacchettata del segretario generale della Cisl scuola, Francesco Scrima. Che dice: “Giù le mani dalla scuola. (…) Tutto ciò è inaccettabile”. A parere del sindacalista “se la notizia sarà confermata, ci troveremmo davanti all’ennesimo scippo ai danni degli insegnanti, di cui il Governo continua a tessere le lodi solo a parole”. “Le poche risorse che ci sono nella scuola vanno incrementate, non tagliate. Che il Governo torni sui propri passi – esorta il sindacalista – e cancelli subito il prelievo. I percorsi di istruzione e formazione professionale non possono essere finanziati a danno delle retribuzioni degli insegnanti. Sicuramente non è questo il nuovo corso che ci aspettavamo”.
Anche gli studenti si dicono preoccupati. Ma non per lo stesso genere di problema. Virgilio Falco, portavoce nazionale di StudiCentro, chiede “attenzione per fare in modo che questo decreto non aumenti un’altra emergenza nazionale, quella dell’abbandono scolastico”. Secondo Falco, “infatti, gli incentivi approvati oggi per le nuove assunzioni a tempo indeterminato potrebbero spingere i diciottenni che quest’anno, a seguito di una precedente bocciatura, non ottengono il diploma ad abbandonare il percorso di studi perchè rispondenti al criterio di non aver compiuto 18 anni ma essere ‘privi di un diploma di scuola media superiore o professionale’. Auspichiamo vivamente che il governo possa prestare attenzione a questa situazione che riguarda molte decine di migliaia di studenti italiani, facendo in modo che – conclude Falco – un sacrosanto incentivo a ridurre la disoccupazione giovanile non diventi un involontario strumento che acuisca il triste fenomeno dell’abbandono dei banchi di scuola”.