L’“Osservatorio Proteste Studentesche” del portale Skuola.net, fa sapere, attraverso un sondaggio, su un campione di 1.600 alunni delle scuole superiori, che 1 studente su 7 ha raccontato che, tra l’inizio di novembre e la metà di dicembre, nel suo istituto è andata in scena una qualche forma di dissenso “organizzato”.
In modo particolare, l’8% ha affermato che si è verificata una “semplice” autogestione o cogestione, mentre il 6% ha parlato di una vera e propria occupazione che per lo più ha avuto luogo nelle città più grandi e nei capoluoghi di regione.
Qui infatti a dare impulso alle occupazioni sono stati i temi “politici” e di attualità: dalle guerre in corso alla questione femminicidi, passando per i diritti sociali e l’immancabile rassegna delle iniziative del Governo. Questi temi sono in cima alla lista delle “lamentazioni” in un caso su 2 nelle grandi città, mentre solo una protesta su 3 è stata innescata principalmente da problemi riguardanti il singolo istituto.
Negli altri contesti urbani, il 41% ha affermato che le cause scatenanti della protesta sono motivazioni intestine alla scuola stessa, come la didattica carente, i rapporti con i docenti, le condizioni delle strutture, mentre solo il 20% ritiene che le tematiche politiche siano state i principali moventi.
Il 16% infine ha dichiarato che l’occupazione è stata fatta più che altro per avere qualche giorno di pausa dalla didattica ordinaria.
E ancora, quasi 1 intervistato su 10, in tutte le aree urbane, ha evidenziato come la propria scuola sia stata occupata perché anche in altri istituti della zona si stava facendo altrettanto.
Ma si viene pure a sapere, attraverso il sondaggio, che oltre la metà degli alunni è stata parte attiva durante l’occupazione: nei centri medio-piccoli con una media del 52%, in quelli più grandi al 62%.
Interessante l’altro dato: oltre il 67%, pur essendo consapevole che l’occupazione della scuola è “fuorilegge” e che quindi avrebbe potuto avere conseguenze non solo disciplinari ma anche dal punto di vista penale, ha regolarmente proceduto all’azione .
A questi si aggiunge un ulteriore 23% che non era a conoscenza dei risvolti legali ma che, pur sapendolo, avrebbe partecipato lo stesso.
Alla fine, dunque, appena 1 su 10 si sarebbe tirato indietro se avesse saputo di questa particolarità legale.
Infine, il 51% degli studenti che ha preso parte alla protesta sostiene che i propri genitori lo abbiano appoggiato nell’azione e, se per il 36% si è trattato di un sostegno morale, per il 16% l’approvazione si è trasformata in un supporto logistico concreto.
Il 14% ha invece dichiarato che i propri genitori non hanno approvato ma nemmeno disapprovato.
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