Con la prima decade di novembre messa ormai alle spalle, inizia il periodo delle proteste degli studenti, con diversi casi destinati a diventare occupazioni e autogestioni: uno studente su tre si dice già pronto.
La stima è del portale Skuola.net, che ha intervistato, via internet, circa 4.500 studenti delle scuole superiori, proprio per comprendere il loro atteggiamento rispetto alle proteste studentesche.
Ebbene, circa un terzo dell’intero campione, poi, ha affermato che da questo momento inizieranno proteste anche nel proprio istituto, e il numero potrebbe aumentare nelle prossime settimane. Infatti il 27% non ne è ancora al corrente, pur non escludendone la possibilità.
Ciò, sebbene nel recente passato siano aumentati i casi di presidi costretti a rivolgersi alle forze dell’ordine per sgomberare gli istituti oppure per denunciare gli avvenuti danni al termine dell’occupazione.
Tra chi sa già quale direzione prenderanno i rappresentanti e gli studenti del proprio istituto, 2 su 5 affermano che si tratterà di un’autogestione, mentre in 1 caso su 5 sarà un’occupazione.
Un altro 20% annuncia la possibilità di una cogestione (lezioni in accordo con il corpo docente) e una quota simile, il 19%, parla invece di altre forme di protesta che vanno dalle assemblee agli scioperi, dai sit-in alle assenze di massa per partecipare a manifestazioni come quella di oggi.
Se potesse scegliere la forma di protesta ideale da attuare nella propria scuola, opterebbe in particolare per un’autogestione (41%), anche se addirittura il 31% – quota non certo irrisoria – preferirebbe l’occupazione. E per il 22% degli intervistati non sarebbe la prima volta: ha infatti già partecipato alle occupazioni gli scorsi anni.
Inoltre, in base a quanto riferito dagli studenti interpellati risulta che l’attuale autunno di proteste si preannuncia più “caldo” del solito, anche per l’influsso delle grandi mobilitazioni giovanili in atto in tutto il mondo: non a caso, circa il 70% circa del campione si dice generalmente favorevole a questo tipo di iniziative studentesche.
Tra il 10% dei ragazzi che ha dato per sicura la partecipazione alla manifestazione dell’8 novembre (2 su 5 circa, invece, gli indecisi): le motivazioni principali riguardano il tema dell’ambiente (il 32%) e del futuro dei giovani (13%).
E se c’è qualcuno che manifesta per il diritto allo studio (10%) e per chiedere più fondi all’istruzione (10%), non manca chi dichiara candidamente di usare il pretesto per non andare a scuola (11%).
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