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Occupazioni scuola a Bologna: gli studenti propongono corsi per i docenti per saper gestire stati d’ansia e panico dei loro alunni

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Si discute ancora di disagio della Generazione Z, di proteste degli studenti e di vere e proprie grida d’aiuto lanciate dai giovanissimi agli “adulti”, relative spesso allo stato mentale compromesso di molti di loro, fattore spesso sminuito e sottovalutato.

Mentre l’occupazione della scuola di Milano, il liceo linguistico Manzoni, di ieri martedì 18 aprile, dopo che sono emersi i risultati di un sondaggio somministrato agli studenti secondo cui questi soffrono spesso, a causa della scuola, di crisi di pianto e crolli emotivi, le scuole di Bologna sono sulla stessa lunghezza d’onda.

Si protesta a scuola per denunciare il disagio psicologico

C’è una vera e propria ondata di occupazioni nel capoluogo dell’Emilia-Romagna e dintorni: ad essere occupati, negli ultimi giorni, sono stati il Rubbiani, il Copernico, il Sabin, il Minghetti, il Leonardo Da Vinci di Casalecchio di Reno, l’istituto tecnico Pacinotti e il Laura Bassi, come riporta Il Resto del Carlino.

In particolare gli studenti del Bassi, occupato proprio ieri, puntano anch’essi sulla questione del disagio psicologico degli studenti, così come si legge nel loro “Manifesto”, come riporta Il Corriere della Sera. “La scuola, che dovrebbe essere un luogo libero e sicuro, dove sentirsi nella posizione di potersi esprimere, scoprire e sviluppare il proprio potenziale, diventa per noi studenti e studentesse causa di un eccessivo disagio psicologico — scrivono i rappresentanti del collettivo Laura Bassi — In primo luogo, il sistema valutativo attuale non prende in considerazione la crescita personale e l’effettivo apprendimento degli studenti. I docenti riversano sugli studenti ansia e stress, in quanto obbligati dalla necessità di avere un numero di valutazioni entro tempi brevi e prestabiliti, ma anche da programmi delineati e serrati. E così, gli studenti sentono il peso di aspettative asfissianti”.

Gli studenti in protesta, che chiedono a gran voce l’attivazione della carriera alias, propongono l’attivazione di corsi formativi per i docenti affinchè siano preparati a gestire stati d’ansia e di panico degli studenti, ma anche l’inserimento a scuola di psicologi esterni.

I docenti possono fungere da psicologi?

Ma i docenti possono prendersi in carico anche i problemi psicologici dei loro alunni? O si tratta di un compito che dovrebbero assolvere gli psicologi? Secondo il nostro direttore Alessandro Giuliani i docenti non possono assumere anche questo ruolo. Quest’ultimo ha parlato del problema del disagio giovanile citando quanto detto di recente da Irene Manzi: “Abbiamo riportato la nota di Manzi (Pd) che ha conteggiato un suicidio al mese dall’inizio del 2023 che riguarda studenti, in prevalenza universitari, che covavano malesseri. Questo ha riproposto la necessità di inserire in ogni ateneo e in ogni scuola uno psicologo che possa fungere da riferimento per questi ragazzi. Non che sia risolutivo ma magari qualcuno si potrebbe salvare. Dietro questi drammi spesso ci sono episodi di solitudine, di mancanza di riferimenti. Si tratta di un compito che non possono assolvere i docenti”, ha sottolineato.

Gli studenti, in conclusione, hanno cercato di mettersi dalla parte dei loro docenti: “Perché un professore possa svolgere efficacemente il suo compito sarebbe necessario ricompensarlo adeguatamente ed assegnargli un numero limitato di studenti. Noi studenti del Liceo Laura Bassi ci schieriamo dalla parte dei professori”, hanno scritto.

Insomma, le recenti occupazioni si battono, più di ogni altra cosa, per il riconoscimento della fragilità degli alunni, così come scritto dai rappresentanti degli studenti del liceo Berchet di Milano in una lettera diffusa proprio ieri.