Come da “tradizione”, con l’entrata in pieno autunno diverse Scuole e Università italiane vivono un periodo difficile a seguito della decisione di una parte dei loro studenti di occupare i locali didattici per protesta. Stavolta le proteste sono partite da Napoli e Roma e il motivo non è solo legato al mancato diritto allo studio, i locali delle lezioni non in sicurezza e la didattica non adeguata.
Al grido “Palestina libera”, i giovani si sono posti a sostegno del popolo di Gaza e della Cisgiordania.
“Dopo l’occupazione de L’Orientale di Napoli iniziata lunedì scorso, seguita da quella della Sapienza di Roma, iniziata ieri e terminata dopo 24 ore, la protesta arriva anche negli istituti superiori”, ha scritto l’agenzia Ansa.
Il liceo Vico di Napoli è stato occupato il 9 novembre dagli studenti dell’omonimo collettivo, insieme agli aderenti al coordinamento Kaos, “per mandare un messaggio di solidarietà al popolo palestinese”.
Le stesse motivazioni hanno portato, a Roma, all’occupazione del liceo Pilo Albertelli: vogliamo mandare un “abbraccio solidale con un pensiero particolare a quei nostri coetanei che dovrebbero stare a scuola ma non possono perché sono sotto i bombardamenti incessanti”, hanno scritto ragazzi del movimento Osa.
A Napoli il Senato Accademico dell’ateneo ha preso le distanze dagli occupanti esprimendo “sconcerto e preoccupazione per l’occupazione della sede di Palazzo Giusso”: questa occupazione, dicono i docenti, “non solo rende impossibile l’ingresso agli studenti, al personale docente e amministrativo, causando la sospensione di tutte le attività didattiche, ma impedisce anche all’Istituzione di assolvere al suo ruolo di luogo di riflessione critica, di confronto libero e democratico”.
A Roma, invece, dopo l’occupazione-lampo della facoltà di Scienze politiche, i giovani rilanciano le prossime proteste.
Alla Sapienza, prima di smobilitare l’occupazione, dopo la notte passata nella facoltà, gli studenti di ‘Cambiare Rotta’ hanno annunciato un’altra protesta il 10 novembre a piazzale del Verano organizzata con i giovani palestinesi: mercoledì 15 novembre si svolgerà anche un corteo alla Sapienza “contro la complicità dell’università con il regime di apartheid israeliano, contro gli accordi con la filiera della guerra, al fianco della resistenza palestinese”, hanno spiegato i ragazzi in protesta.
“La rettrice di Sapienza Polimeni e l’amministrazione tutta continuano a schierarsi a nome di tutto l’Ateneo dalla parte di Israele, e a tenere in vigore numerosi accordi”, ha fatto sapere il movimento chiedendo la revoca della mozione di solidarietà con Israele votata all’unanimità dal Senato accademico dell’ateneo il 10 ottobre.
“Una revoca – riporta l’agenzia Ansa – che dalla riunione odierna del Senato accademico non è arrivata e così i ragazzi hanno dato fuoco con un fumogeno a dei fogli contenenti gli accordi tra Israele e l’università romana. Se l’occupazione è passata tranquilla, il clima generale lo è un po’ meno. E mentre una parte degli studenti decide di occupare La Sapienza, a pochi metri di distanza, compaiono anche dei volantini per il popolo israeliano, con le foto e le storie delle persone ostaggio di Hamas dal 7 ottobre.
“Rapito da Hamas. Fai una foto e aiuta a riportarlo a casa vivo”, si legge nei manifesti esposti in una delle bacheche di Lettere. Quelli all’esterno dei palazzi della città universitaria, affissi durante la notte, sono stati invece stracciati.
È stata infine confermata la mobilitazione nazionale in tutte le scuole superiori e le università del 17 novembre, in occasione dell’International student’s day (l’anniversario degli eccidi nazisti di studenti e professori cecoslovacchi che resistevano ai nazisti): anche in questo caso, molti studenti porteranno nelle strade italiane la solidarietà al popolo palestinese.
Quel giorno, venerdì prossimo, però la protesta riguarderà pure la rivendicazione del diritto allo studio e degli studenti a porsi più al centro dell’Istruzione.
L’Unione degli studenti, tra le associazioni studentesche più attive, ha deciso che a rappresentare le manifestazioni di piazza del 17 novembre con “una matita spezzata, simbolo che la scuola immaginata dal ministro non è scuola, perché attualmente è quello che la scuola escludente e classista ci propone”.
Nel chiedere di essere ricevuti dal ministro dell’Istruzione e del Merito Giuseppe Valditara, gli studenti chiederanno anche più diritti e benessere mentale, ma anche meno Pcto aziendale.
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