Occupare una scuola non è reato. A stabilirlo la Procura di Roma che si è espressa su un tema da sempre preminente in ambito scolastico. Secondo quanto è stabilito, infatti, gli studenti che prendono possesso degli edifici scolastici protestando e manifestando starebbero solo esercitando un diritto garantito dalla Costituzione (quello appunto di “riunione e manifestazione”). Dunque secondo la Procura della Capitale, le occupazioni studentesche non integrano il reato di interruzione di pubblico servizio poiché “gli studenti devono essere considerati soggetti attivi della comunità scolastica e partecipi alla sua gestione”.
La decisione fa discutere poiché va in direzione contraria a ciò che ha sostenuto la Cassazione. Secondo quest’ultima infatti “anche poche ore di occupazione ledono il diritto all’apprendimento e rappresentano quindi un’interruzione di pubblico servizio a tutti gli effetti”.
Di contro invece la Procura romana sostiene che solo quando le modalità di condotta della manifestazione ledono interessi costituzionalmente tutelati, l’esercizio dei diritti di riunione e manifestazione del pensiero non sia legittimo. In sostanza, con manifestazioni “sobrie” il diritto allo studio sarebbe in ogni caso garantito tramite didattica alternativa o lezioni autogestite. Non “interruzione di pubblico servizio” dunque, ma solo “violenza privata” nel caso in cui venga impedito ad un docente di varcare la soglia dell’edificio per accedere al proprio luogo di lavoro e svolgere lezione o agli altri studenti in disaccordo.
Per questo la Procura di Roma ha chiesto di archiviare tantissimi fascicoli riguardo occupazioni di istituti della città.
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