Sembra paradossale, ma a fronte di una domanda ancora troppo debole, di competenze tecniche, ingegneristiche, tecnologiche e matematiche, sono molti gli studenti italiani che si specializzano in aree con scarsi sbocchi occupazionali. Questo è uno degli elementi chiave evidenziati dall’ultimo rapporto Ocse “Getting Skills Right: Italy”, che fornisce come sempre un’ampia riflessione sul mondo dell’occupazione e sul sistema educativo e scolastico.
Uno dei fattori del tessuto produttivo italiano è basato sul fatto che le domande di competenze di alto livello è ancora troppo debole e circoscritto al 15% delle grandi imprese italiane: mentre nel restante 85% si parla di imprese a gestione familiare, concentrati su settori tradizionali e di basso profilo tecnologico.
Il rapporto Ocse, dando una positiva valutazione per alcune riforme sul fronte della scuola, del lavoro e delle imprese, presenta degli spunti di riflessione ed esprime alcune raccomandazioni. Vediamo quali sono le principali indicazioni.
Le raccomandazioni
Primo fra tutte le raccomandazioni, si ribadisce la necessità per l’Italia di creare un forte legame tra sistema educativo e il mondo del lavoro. In questo contesto, molto importanti sono il ruolo svolto dagli Istituti Tecnici Superiori (ITS), basati su forti legami con il tessuto produttivo locale, e le nuove lauree professionalizzanti importanti per colmare il deficit di competenze tecniche.
Altro aspetto importante su cui si sofferma il rapporto, è l’alternanza scuola lavoro, valutata con aspetto positivo anche se tanti sono i temi ancora aperti su questo importante percorso didattico.
Il rapporto mette in evidenza, in particolare, come sia necessario rafforzare il ruolo delle imprese nella definizione del contenuto delle attività d’apprendimento basate sul lavoro e insieme fornire ai presidi e ai dirigenti scolastici le “risorse adeguate (sia finanziarie che pedagogiche) per sviluppare contatti efficaci con le imprese su tutto il territorio nazionale”.
Ed è in questa direzione , cosi come riportato da Nello Iacono su Agenda digitale che si colloca la strategia per la scuola digitale attraverso però alcune linee di indirizzo che dovrebbero essere rinforzate.
Più attenzione allo sviluppo professionale dei docenti
Occorre, evidenzia il rapporto, una maggiore attenzione allo sviluppo professionale dei docenti, attraverso una formazione innovativa che consenta loro di poter portare avanti in concreto la didattica innovativa che è alla base per lo sviluppo negli studenti di competenze adeguate per il mondo del lavoro del futuro.
Occorre uscire fuori dalla logica dei singoli progetti , applicando invece una trasformazione di cambiamento del sistema, inserendo fin dal primo ciclo scolastico un programma di educazione digitale per la trasformazione della scuola 2.0.
In un contesto dove le tecnologie sono ormai pervasive e in forte e rapida evoluzione, è sempre più importante lavorare sulle cosiddette competenze trasversali (sperimentazione, flessibilità, esplorazione, ascolto).
Serve, ribadisce Iacono “mettere il sistema educativo al centro delle politiche nazionali diventa chiaramente una necessità, così come sta diventando chiave a livello europeo”.
Per questo motivo occorre evolvere il PNSD verso un complessivo programma di cambiamento della didattica “tale da guidare lo sviluppo di una nuova scuola, con nuove competenze dei docenti per le competenze chiave richieste ai nuovi cittadini, rendendolo punto di riferimento irreversibile.
La scuola deve diventare in questo modo laboratorio e motore del sistema educativo nazionale.