L’Italia rimedia ancora una bacchettata dall’Ocse. Il motivo stavolta va ricercato nell’errato orientamento agli studi delle ragazze, che nel nostro Paese penalizzerebbe l’interesse per le materie scientifiche. E siccome è dimostrato che queste discipline garantiscono maggiori chance lavorative, ora l’ente parigino chiede spiegazioni.
Attraverso una scheda nazionale, contenuta nel rapporto sui gap salariali uomo-donna pubblicato, l’Ocse chiede come mai l’economia italiana rimanga fortemente penalizzata dalla scarsa partecipazione delle donne al mercato del lavoro: la penisola è infatti il terz’ultimo tra i 30 paesi che aderiscono all’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, dopo Turchia e Messico, sui livelli di partecipazione femminile: 51 per cento contro una media del 65 per cento.
Registra a valori migliori degli altri sui divari di salari, di tipo di impiego e di carriera tra uomini e donne, “gap” che in Italia appaiono più bassi, ma secondo l’Osce questo riflette il fatto che le donne italiane con bassi salari hanno una maggiore probabilità, rispetto che altrove, di lasciare il mercato del lavoro.
“L’Italia ha bisogno di migliorare le politiche per la famiglia e di una maggiore partecipazione degli uomini al lavoro domestico”, dice quindi l’ente parigino nella scheda sull’Italia contenuta nel rapporto sui gap salariali uomo-donna pubblicato oggi. Una maggiore partecipazione femminile al lavoro, si legge, potrebbe far aumentare il Pil procapite italiano di 1 punto percentuale all’anno.
Come nella maggior parte dei paesi Ocse, in Italia nelle ultime generazioni le donne hanno risultati migliori degli uomini negli studi. Nel 2010, il 59 per cento dei laureati erano donne, ma la percentuale scende al 15 per cento tra i laureati in scienze informatiche e al 33 per cento in ingegneria. Sebbene si tratti di specializzazioni che offrono buone opportunità nel mondo del lavoro, i dati mostrano che meno del 5 per cento delle ragazze di 15 anni aspira a queste professioni, a fronte del più del 20 per cento dei ragazzi.
Registra a valori migliori degli altri sui divari di salari, di tipo di impiego e di carriera tra uomini e donne, “gap” che in Italia appaiono più bassi, ma secondo l’Osce questo riflette il fatto che le donne italiane con bassi salari hanno una maggiore probabilità, rispetto che altrove, di lasciare il mercato del lavoro.
“L’Italia ha bisogno di migliorare le politiche per la famiglia e di una maggiore partecipazione degli uomini al lavoro domestico”, dice quindi l’ente parigino nella scheda sull’Italia contenuta nel rapporto sui gap salariali uomo-donna pubblicato oggi. Una maggiore partecipazione femminile al lavoro, si legge, potrebbe far aumentare il Pil procapite italiano di 1 punto percentuale all’anno.
Come nella maggior parte dei paesi Ocse, in Italia nelle ultime generazioni le donne hanno risultati migliori degli uomini negli studi. Nel 2010, il 59 per cento dei laureati erano donne, ma la percentuale scende al 15 per cento tra i laureati in scienze informatiche e al 33 per cento in ingegneria. Sebbene si tratti di specializzazioni che offrono buone opportunità nel mondo del lavoro, i dati mostrano che meno del 5 per cento delle ragazze di 15 anni aspira a queste professioni, a fronte del più del 20 per cento dei ragazzi.
La conclusione dell’Ocse è inevitabile: occorre fare di più, a scuola e a casa, per incoraggiare l`interesse delle ragazze nelle materie scientifiche. Per i ragazzi, al contrario, sarebbe opportuno incrementare l`interesse per scienze della formazione e salute e assistenza.