Secondo l’ultimo Rapporto pubblicato dall’Organizzazione Internazionale per la cooperazione e lo sviluppo economico – Ocse, basato sui sondaggi condotti durante i test internazionali PISA – Programme for International Student Assessment, gli adolescenti passano sempre più tempo online, diventando spesso facili vittime di fakes o disinformazione. I dati appena resi noti parlano chiaro: si tratta in media di 35 ore a settimana, trascorse davanti ad uno schermo, collegati ad Internet. Il record spetta ai teenagers danesi, che di ore ne passano ben 47, seguiti da svedesi, cileni e nordamericani che ve ne spendono 40. Gli italiani sono nella media globale, con circa 35 ore online, con un aumento notevole rispetto al 2021, quando le ore erano 21 a settimana. In particolare, gli adolescenti italiani ogni giorno navigano in rete per 7 ore a scuola e per le restanti 28 da casa.
Se il tempo totale è così alto, l’inchiesta Ocse è andata ad indagare sulle competenze dei teenagers di saper distinguere l’Informazione attendibile o le fake news: solo il 54% degli intervistati si è detto in grado di distinguere tra le due. Il dato sale al 70% tra gli adolescenti di Australia, Canada e Danimarca, per scendere sotto il 45% in Lettonia, Repubblica Slovacca, Slovenia e Svizzera. L’Italia si ferma al 49%.
Chi promuove e fornisce strumenti per le competenze digitali, soprattutto quelle che porterebbero i giovani ad orientarsi di fronte al massiccio flusso di informazioni da internet, e-mail, social o chat? Ocse dice che meno del 60% degli intervistati indica di essere preparato a scuola a distinguere tra un’informazione obiettiva e un’indicazione tendenziosa. Ma in questo caso le differenze tra Paesi sono notevoli, infatti in Australia, Canada e Danimarca oltre il 70% riferisce di avere avuto un training per distinguere se un’informazione è attendibile o faziosa, ma la percentuale scende sotto il 45% in Lettonia, Repubblica Slovacca, Slovenia e Svizzera. E anche l’Italia è sotto la media, con il 49%. Secondo il Report, a scuola si insegna ad esempio a stare molto attenti al modo in cui si utilizzano correttamente i social network, a proteggere i propri dati personali e più sensibili, a tutelare la privacy, con una media Ocse del 76% (Italia al 60%).
In genere, secondo il sondaggio, a scuola ai ragazzi si insegna soprattutto a capire le conseguenze di rendere pubbliche le informazioni online, su social come Facebook, Instagram, mentre la competenza digitale meno diffusa è quella di riconoscere le e-mail spam o il phishing (40% media Ocse, Italia al 27%). Si insegna anche la ricerca sul web tramite i motori come Google ( Ocse 56%, Italia 44%) e come decidere se fidarsi di un’informazione letta su internet (media 69%, Italia 58%).
Gli studenti di Danimarca, Germania, Irlanda, Giappone ed Olanda sembrano essere i più preparati nelle strategie di lettura per rilevare la credibilità delle fonti online, mentre i più sprovveduti sono i ragazzi delle Filippine, dell’Indonesia e della Thailandia e anche gli italiani sono decisamente sotto la media.
La ricerca mostra inoltre che se gli studenti hanno l’opportunità di imparare a distinguere nella lettura tra un’informazione obiettiva e una faziosa a scuola, hanno anche una maggiore capacità di distinguere la differenza tra un fatto e un’opinione. Hanno risposto affermativamente solo il 40% degli adolescenti italiani contro la media Ocse del 47%. Un dato allarmante, anche in considerazione del fatto che “la capacità di distinguere la buona informazione dalla cattiva è importante per preservare i valori democratici”, si legge nel commento ai risultati del sondaggio.
Il report Ocse conferma quanto sia determinante il peso dello status economico delle famiglie di appartenenza, i dati migliori si ottengono infatti tra gli studenti più avvantaggiati rispetto agli altri con una percentuale di 8 punti superiore a quella dei ragazzi svantaggiati; in media e in alcuni Paesi, come la Germania, la Svezia, il Regno Unito e gli Stati Uniti, la percentuale arriva a 14 punti o più. L’Italia in questo caso è sotto la media, con 6 punti di differenza.
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