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Ocse-Pisa, studenti italiani bocciati. Fioramonti: vanno molto peggio di 20 anni fa

C’è scoramento per i risultati della nuova indagine Ocse-Pisa sulle competenze dei 15enni italiani rispetto alla lettura, la matematica e le scienze, che ha confermato i ritardi dei nostri adolescenti in più ambiti.

Il ministro: muoversi subito

“Sono dati che ci preoccupano, non perché siano diversi da quelli di un anno fa ma perché sono molto peggio rispetto a quelli di 20 anni fa”, ha detto il ministro dell’Istruzione Lorenzo Fioramonti, a margine della presentazione Coverciano di un progetto con la Figc per le scuole.

E in 20 anni non sono cambiati solo i giovani. Anche le scuole hanno mutato la loro offerta formativa.

Solo per fare qualche esempio, nella scuola primaria sono sparite le compresenze; alle superiori, invece, si sono ridotte le ore; è subentrata la scuola dell’autonomia, con un dirigente a guidare anche più di cinque-sei istituti annessi; i fondi complessivi per l’istruzione, rispetto al Pil, si sono ridotti. Ci fermiamo qui, ma la lista dei mutamenti (in peggio) sarebbe molto più lunga.

Il risultato di tutto ciò è il decremento di competenze tra gli allievi. A destare preoccupazione è soprattutto la lettura, con gli alunni italiani ben dieci punti sotto la media degli altri Paesi; le scienze che hanno fatto registrare un arretramento di ben 21 punti rispetto ai coetanei dei Paesi Ocse e di 13 punti rispetto alla precedente rilevazione in Italia.

“Questi dati – ha detto ancora Fioramonti – devono spingere a investire con ancora più forza nella scuola cui dobbiamo tutti tornare a volere più bene. Anche perché – ha concluso il ministro – certe problematiche come quelle legate all’apprendimento vanno affrontate subito per non pregiudicare il nostro futuro”.

I dati del Rapporto Ocse Pisa

Ricordiamo che il Rapporto Ocse Pisa (acronimo di Programme for International Student Assessment) è un’indagine internazionale su base triennale che misura le competenze in lettura, matematica e scienze degli studenti quindicenni di 79 Stati partecipanti, di cui 37 Ocse.

Hanno partecipato alla prova 11.785 studenti quindicenni italiani, divisi in 550 scuole totali.

Circa le competenze sulla lettura, ovvero la capacità di comprendere, utilizzare, valutare, riflettere e impegnarsi con i testi, gli studenti italiani ottengono un punteggio di 476, inferiore alla media OCSE (487), collocandosi tra il 23° e il 29° posto.

E si conferma il divario Nord-Sud: se il punteggio in lettura del 2018 non si discosta in modo significativo da quello dell’ultima rilevazione, i dati peggiorano in modo evidente rispetto alle rilevazioni degli anni passati, fino ad arrivare a -26 punti rispetto al 2000.

Va un pò meglio in matematica: gli studenti italiani hanno ottenuto un punteggio medio nelle prove di matematica in linea con la media dei paesi OCSE (Italia 487 contro OCSE 489). Ma, comunque, uno studente su 4 non raggiunge il livello base di competenza in matematica sia in Italia che nei Paesi Ocse. Sono low performer in matematica il 15% degli studenti del nord Italia e oltre il 30% al sud.

Gli altri commenti

Secondo Giuseppe Massafra, segretario confederale della Cgil, “il rapporto Ocse-Pisa conferma che la povertà educativa è un’emergenza nazionale, come denuncia da tempo la Cgil. Ed è causa principale del tramandarsi dai genitori ai figli di forti disuguaglianze sociali, economiche e culturali, in un quadro di scarsissima mobilità intergenerazionale. Le Istituzioni, a partire dal Ministero dell’Istruzione, investano in una strategia di contrasto a tale fenomeno”.

Massafra si sofferma sui “divari territoriali nel possesso di titoli di studio e di competenze, ormai inaccettabili”.

Per il segretario confederale “occorre che tutte le scuole, soprattutto quelle a indirizzo tecnico e professionale, siano messe nelle condizioni di utilizzare metodologie didattiche come l’alternanza scuola lavoro di qualità, oppure strumenti di apprendimento duale come gli apprendistati formativi”.

Secondo Antonello Giannelli, presidente dell’Associazione nazionale Presidi, però “non servono nuove riforme ma il rinnovamento della prassi didattica che passa necessariamente attraverso la programmazione e l’attuazione di un piano di aggiornamento per supportare i docenti in questa difficile sfida”.

“L’Anp – continua Giannelli – da tempo auspica il superamento dell’attuale modello didattico trasmissivo, basato sull’apprendimento nozionistico, per adottare un approccio fondato su formulazione di ipotesi, deduzione di conseguenze e confronto con la realtà”.

Quello dell’Ocse, sostiene invece Raffaela Milano, di Save the Children, è “un quadro cupo in cui c’è da aggiungere il forte rischio che anche i migliori perdano la fiducia e la speranza nell’istruzione”.

Alessandro Giuliani

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