L’Ocse, l’Organizzazione internazionale per la cooperazione e lo sviluppo economico, attraverso Education at a glance 2018, fa sapere che in Italia la percentuale dei laureati è troppo bassa rispetto alla media dei paesi che l’Organizzazione rappresenta: il 4 per cento con la laurea, contro il 17% dei paesi Ocse. Nel 2017, l’Italia ha solo 27 giovani di 25/34 anni su cento in possesso di laurea, contro una media Ocse del 44 per cento.
I maschi nel 2017 sono il 20 per cento contro 33 per cento delle donne. E non solo: in Italia la quota di laureati che lavora è di appena l’81 per cento.
E ancora, secondo l’Ocse la scuola italiana boccia troppo: il 3 per cento di bocciati alla scuola media e il 7 per cento alle superiori supera le rispettive medie internazionali, che sono del 2 e del 4 per cento rispettivamente.
In termini di costi – si legge anche su un articolo di Repubblica-l’Italia spende il 28 per cento in meno dei paesi Osce e in percentuale al Pil, mentre uno studente italiano paga in tasse mediamente mille e 647 dollari a testa e soltanto in 20 su cento ricevono un supporto economico.
In Finlandia, per fare un esempio abusato, non esistono tasse universitarie e il 55 per cento degli studenti riceve un sussidio.
In media, gli alunni italiani passano in classe lo stesso tempo, in ore, a scuola dei compagni che frequentano nei paesi Ocse, considerando tuttavia che l’ora-scuola non coincide necessariamente con 60 minuti.
Infine i prof italiani guadagnano in media dal 7 al 12 per cento, in base al livello di istruzione in cui insegnano, in meno all’ingresso in cattedra, divario che poi si allarga al 25 per cento a metà carriera. L’impegno lavorativo è invece di poco inferiore alle media internazionali, ma lo superiamo con l’età media che è la più alta del mondo.
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